Il Centro Astalli di Palermo aderisce all’appello che segue sollecitato da una particolare motivazione avendo avuto “S” ospite, alcuni anni addietro nella propria struttura di accoglienza, per un lungo periodo ed in spirito di puro volontariato, facendosi carico dei suoi problemi di salute e promuovendo l’intervento delle strutture sanitarie ed il ricorso a soluzioni abitative assistite.
Con il rammarico per la inadeguatezza delle soluzioni finora adottate l’appello deve necessariamente intendersi esteso alle Istituzioni che ne hanno la competenza perchè all’annullamento della espulsione segua un reale e proficuo intervento sui gravi problemi di salute di “S”.
STUDENTE CON GRAVE VULNERABILITÀ PSICHICA CONDANNATO ALL’ESPULSIONE
– Richiesta urgente al Ministero della Giustizia Andrea Orlando
– Professore di psichiatria: “atto di indicibile violenza”
Medici, operatori sociali, rappresentanti delle associazioni studentesche e comuni cittadini inviano una richiesta urgente al Ministro della Giustizia Andrea Orlando.
‘S.’, un giovane marocchino che frequenta regolarmente l’Università degli Studi di Palermo, soffre di un grave disturbo di natura psichiatrica per il quale è necessaria una presa in carico di natura psicofarmacologica. È stato condotto al Centro di Identificazione ed Espulsione di Caltanissetta il 13 Aprile 2017. Rischia di essere rimpatriato da un momento all’altro, decisione che comprometterebbe gravemente la propria salute.
‘S.’ è stato prelevato a Palermo da una struttura ospedaliera, dove si era recato spontaneamente per rielaborare quanto accaduto giorni prima negli ambienti dell’Università: a seguito di una crisi, ha subito una denuncia per procurato allarme. Quando è stato prelevato dalla DIGOS, ‘S.’ voleva affidarsi al Servizio Sanitario Italiano per un ricovero volontario e usufruire dei propri diritti in quanto soggetto vulnerabile. Prima della denuncia, ‘S.’ viveva da anni regolarmente in Italia con un permesso di soggiorno per motivi di studio. Subito l’Università ha sospeso la borsa di studio e i benefici di cui godeva di diritto. ‘S.’ è condannato all’espatrio, subendo la mancata tutela del diritto alla salute e del diritto allo studio.
Dott.ssa Ester Russo, psicologa, Médecins sans Frontières:
“Da anni la psichiatria è sempre più orientata verso progetti partecipativi della cura, rigettando le prassi di violenza del passato. Il trattenimento nel CIE e il concreto rischio di espulsione ledono i suoi diritti fondamentali e non ne tutelano la vulnerabilità psichica”.
Dott. Daniele La Barbera, psichiatra e direttore della Scuola di specializzazione in Psichiatria dell’Università di Palermo:
“Espellere una persona che invece può e deve essere curata è un atto razzista, oscurantista e di una indicibile violenza; non è in alcun modo accettabile sostituire una terapia con una punizione, le cui conseguenze, peraltro, possono essere gravissime, proprio perché si tratta di un soggetto psicologicamente fragile. Addolora che un soggetto affetto da un disturbo psichico debba ancora oggi essere considerato socialmente pericoloso piuttosto che bisognevole di cure”.
Marco Farina del Human Rights Youth Organisation:
“Crediamo che sia ancora possibile impedire questa ingiustizia e speriamo che qualche attore istituzionale intervenga immediatamente per sospendere e annullare il provvedimento di espulsione evitando così un rimpatrio altamente lesivo dei sui diritti fondamentali”.
apr 24 2017
Nota alla stampa e alle istituzioni – STUDENTE CON GRAVE VULNERABILITÀ PSICHICA CONDANNATO ALL’ESPULSIONE
– Richiesta urgente al Ministero della Giustizia Andrea Orlando
– Professore di psichiatria: “atto di indicibile violenza”
Medici, operatori sociali, rappresentanti delle associazioni studentesche e comuni cittadini inviano una richiesta urgente al Ministro della Giustizia Andrea Orlando.
‘S.’, un giovane marocchino che frequenta regolarmente l’Università degli Studi di Palermo, soffre di un grave disturbo di natura psichiatrica per il quale è necessaria una presa in carico di natura psicofarmacologica. È stato condotto al Centro di Identificazione ed Espulsione di Caltanissetta il 13 Aprile 2017. Rischia di essere rimpatriato da un momento all’altro, decisione che comprometterebbe gravemente la propria salute.
‘S.’ è stato prelevato a Palermo da una struttura ospedaliera, dove si era recato spontaneamente per rielaborare quanto accaduto giorni prima negli ambienti dell’Università: a seguito di una crisi, ha subito una denuncia per procurato allarme. Quando è stato prelevato dalla DIGOS, ‘S.’ voleva affidarsi al Servizio Sanitario Italiano per un ricovero volontario e usufruire dei propri diritti in quanto soggetto vulnerabile. Prima della denuncia, ‘S.’ viveva da anni regolarmente in Italia con un permesso di soggiorno per motivi di studio. Subito l’Università ha sospeso la borsa di studio e i benefici di cui godeva di diritto. ‘S.’ è condannato all’espatrio, subendo la mancata tutela del diritto alla salute e del diritto allo studio.
Dott.ssa Ester Russo, psicologa, Médecins sans Frontières:
“Da anni la psichiatria è sempre più orientata verso progetti partecipativi della cura, rigettando le prassi di violenza del passato. Il trattenimento nel CIE e il concreto rischio di espulsione ledono i suoi diritti fondamentali e non ne tutelano la vulnerabilità psichica”.
Dott. Daniele La Barbera, psichiatra e direttore della Scuola di specializzazione in Psichiatria dell’Università di Palermo:
“Espellere una persona che invece può e deve essere curata è un atto razzista, oscurantista e di una indicibile violenza; non è in alcun modo accettabile sostituire una terapia con una punizione, le cui conseguenze, peraltro, possono essere gravissime, proprio perché si tratta di un soggetto psicologicamente fragile. Addolora che un soggetto affetto da un disturbo psichico debba ancora oggi essere considerato socialmente pericoloso piuttosto che bisognevole di cure”.
Marco Farina del Human Rights Youth Organisation:
“Crediamo che sia ancora possibile impedire questa ingiustizia e speriamo che qualche attore istituzionale intervenga immediatamente per sospendere e annullare il provvedimento di espulsione evitando così un rimpatrio altamente lesivo dei sui diritti fondamentali”.