set 25 2015
Dopo vertice UE rimangono ancora domande senza risposta. Il commento del Centro Astalli
Il Centro Astalli, alla luce dell’esito del Consiglio straordinario dei capi di Stato europei, riunito ieri a Bruxelles, continua a manifestare dubbi e perplessità sulle attuali politiche europee e sugli scenari che si stanno delineando in materia di gestione dei flussi di migrazioni forzate verso l’UE.
Alcune questioni in particolare rimangono irrisolte:
Come evitare altre morti durante i viaggi verso l’Europa? Senza un’azione comune e coordinata da parte dell’Unione con ogni probabilità la situazione ai confini dell’Europa peggiorerà, mettendo a rischio l’accesso alla protezione delle persone e la loro stessa possibilità di sopravvivere. In un momento in cui le Nazioni Unite registrano il maggior numero di rifugiati nella storia, l’UE continua a non voler stabilire vie legali che siano un’alternativa valida al traffico di esseri umani e che consentano l’accesso alla protezione per le persone in fuga da guerre e persecuzioni.
L’istituzione degli hot spot permetterà a tutti i potenziali richiedenti asilo di presentare domanda di protezione nel rispetto dei diritti e delle garanzie previste? In nessun caso è ammissibile la detenzione di un migrante che chiede protezione. Il piano di ricollocazione di richiedenti asilo nei diversi stati membri dell’Unione deve sempre tenere in considerazione il consenso, le preferenze e le esigenze della singola persona. Anche le misure di rimpatrio, infine, devono assicurare il pieno rispetto dei diritti e della dignità dei migranti.
Stabilire una lista di Paesi terzi sicuri rischia di violare il principio cardine della Convenzione di Ginevra sullo status di Rifugiato: il riconoscimento della protezione avviene sulla base della dimostrazione di una persecuzione a “carattere personale” e dunque ciascuna domanda di asilo deve essere esaminata approfonditamente, indipendentemente dal Paese di provenienza del richiedente.
P. Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli, sottolinea: “Al Centro Astalli ogni giorno si rivolgono a noi uomini e donne mediamente molto giovani che scappano da paesi come la Somalia, la Nigeria, la Guinea, l’Iraq, l’Afghanistan oltre che da Eritrea e Siria. Hanno storie di persecuzione personale per motivi religiosi, sono attivisti politici, donne e uomini gravemente discriminati in base al loro orientamento sessuale. Molti di loro sono vittime di tortura. Di fatto moltissimi richiedenti asilo oggi scappano anche da paesi in cui non c’è un dichiarato conflitto armato in corso ma in cui i diritti umani fondamentali non vengono garantiti e la loro vita è in grave pericolo.
Non possiamo accontentarci di proteggere solo le vittime delle guerre che oggi sono al centro del racconto mediatico”
By Gaia Garofalo • News •
set 24 2015
Asilo nell’UE, nuovi dati Eurostat per il 2° trimestre 2015: oltre 213 mila richieste d’asilo, in Italia 14.900
Secondo i dati di Eurostat, durante il 2° trimestre del 2015 (da aprile a giugno 2015), 213.200 persone hanno chiesto per la prima volta asilo nell’Unione europea (UE), il 15% in più rispetto al 1° trimestre del 2015 e l’85% in più rispetto al 2° trimestre del 2014. In Italia le richieste sono state 14.900, rispetto alle 15.250 del 1° trimestre.
In particolare, il numero di siriani e afgani è aumentato notevolmente, fino a raggiungere rispettivamente quasi 44mila e 27mila, circa un terzo di tutte le richieste. In calo i Kosovari, passati da quasi 50 000 nel primo trimestre 2015 a poco più di 10 000 nel secondo trimestre del 2015.
Nel corso del secondo trimestre 2015, il maggior numero di prime richieste è stato registrato in Germania (80 900, il 38%), seguita da Ungheria (32 700, ovvero il 15%),Austria (17 400, pari all’8%), Italia (14 900, il 7%), Francia (14 700, il 7%) e Svezia (14 300, il 7%).
In Italia, i tre paesi da cui provengono il maggior numero di richiedenti asilo sono stati: Nigeria (2.920), Gambia(1.640) e Pakistan (1. 395). 48.300 le richieste d’asilo ‘pendenti’, presentate precedentemente e non ancora esaminate
Clicca qui per scaricare il rapporto Eurostat
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set 24 2015
Migrazioni e modernità: «l’incertezza costante porterà alla guerra tra vittime». L’intervento del sociologo Zygmunt Bauman
Bauman torna a parlare di migrazione. Lo fa in un video divulgato da Repubblica, illustrandoci come migrazione e modernità siano due fenomeni saldamente connessi tra loro. «L’incertezza costante e il potere: a chi servono i migranti» è il titolo dato al suo intervento. La stessa incertezza che secondo Bauman potrebbe provocare una “guerra tra vittime”.
Nel suo intervento il sociologo ricorda che duecento anni fa, quando l’Europa era l’unico punto moderno della terra, i migranti erano gli Europei che si spostavano verso le così dette “empity lands”, quelle terre che si presumeva fossero disabitate. Un tipo diverso di migrazione certamente, ma pure sempre una migrazione. Ciò che differenzia quel tipo di migrazioni da quelle contemporanee è il carattere diasporico di queste ultime. «I migranti attuali sono refrattari all’assimilazione e stentano ad accettare i costumi culturali dei paesi in cui si trasferiscono – spiega Bauman – Nelle diaspore sussistono doppie, triple identità. Da un conflitto di lealtà, da un’appartenenza simultanea: con il “noi” si intende sempre qualcosa di diverso. Quel noi interseca diversi gruppi di individui. Questo riconduce tutti ad un tipico tratto dei nostri tempi: l’ambiente dell’incertezza». In un clima di incertezza tutto può accadere ma nulla può essere fatto.La causa di questa incertezza viene fatta risalire agli immigrati, invece si tratta di un tratto tipico della contemporaneità.
Per vedere il video con i sottotitoli in italiano clicca qui
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set 23 2015
«Stop bombing Syria»: l’appello di un giovane profugo ai leaders Europei
Qualche giorno fa, Jessica Verdelli dell’organizzazione “HR2O – Human Rights and Environment” , ha ricevuto questa lettera da un campo profughi in Geramania. L’abbiamo tradotta per voi e ve la presentiamo qui di seguito.
«Cara Jessica,
ti scrivo questa lettera da un campo profughi in Germania. Tutti i siriani qui sono molto grati per l’accoglienza che le persone ci hanno dato ma noi vogliamo vivere in Siria, non in Germania.
Avevo 22 anni quando sono iniziati gli scontri nel 2011. Vivevo in una zona chiamata Ghouta, a pochi chilometri da Damasco. Un anno dopo, l’ascesa del regime di Bashar Al-Assad mise sotto assedio Ghouta – ciò significa che nulla poteva più entrare e nulla poteva più uscire – niente cibo, niente medicine, niente. Un anno dopo questo regime ci attaccò con le armi chimiche e migliaia di persone sono state uccise dai gas tossici. Per anni i velivoli del regime hanno gettato su di noi anche barrel boms[1] e missili. Di norma venivamo colpiti otto volte al giorno. Come avremmo potuto sopravvivere a quell’inferno sulla terra?
Ho dovuto attraversare venti checkpoints con documenti falsi per uscire dalla Siria. Ogni volta il tuo cuore si ferma perché sai che c’è la possibilità che tu venga arrestato e portato via. Me la sono cavata e sono sopravvissuto al barcone della morte. Sono sopravvissuto a così tanti modi per cui un essere umano potrebbe essere ucciso.
A casa ero uno studente di medicina. Abbiamo subito tanti attacchi ed ho assistito a così tanti interventi che un normale chirurgo esegue nel corso di un’intera carriera, fino alla pensione. Il mio sogno è quello di fare solo “interventi normali”, quelli per cui sono stato formato, non togliere frammenti di bomba dai corpi dei bambini.
Non possiamo tornare a casa finché c’è la guerra ed ecco perché vi chiediamo di fare tutto ciò che potete per fermare la guerra. Tutti i vostri governi sono d’accordo sulla necessità che in Siria ci sia un governo di transizione, ma non bastano le parole per rendere questo possibile. Il regime di Assad è ancora al potere e uccide sette volte più civili di quanto non faccia l’ISIS.
I leaders di tutto il mondo devono agire per fermare i bombardamenti. Possiamo sopravvivere al fuoco dei cecchini, alle armi chimiche, ma non alle barrel bombs. Una “no-flying zone” o la creazione di una zona sicura salverebbero vite istantaneamente. Ed io sarei il primo a tornare a casa.
Adesso tutti in Europa parlano di noi profughi, ma non sono in molti quelli che si ascoltano. Per favore, firmate questa petizione per chiedere ai leaders d’Europa di fare di più per fermare i bombardamenti ed aiutarci a tornare a casa.
Abo Adnan»
Cliccando qui potrete trovare la lettera originale di Abo Adnan in inglese e il form per firmare la petizione.
Restiamo Umani.
[1] Bombe barili: si tratta di contenitori di metallo, spesso quelli usati per il trasporto del petrolio, imbottiti di esplosivo (ndr)
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set 22 2015
“Chi sono i rifugiati?”. All’Arrupe la seconda tappa dell’approfondimento sul tema delle migrazioni
Si parlerà di rifugiati nel corso della seconda tappa del percorso di approfondimento sul tema dell’immigrazione avviato nelle scorse settimane dall’Istituto Arrupe attraverso il suo Osservatorio creato nel 2013. Nel corso di tale iniziativa, in programma il 29 settembre 2015, esperti del settore si alterneranno a testimoni che vivono e conoscono direttamente la tematica oggetto del seminario. Obiettivo dell’incontro è comprendere verso quali direzioni si stanno muovendo gli Stati europei al fine di rispondere alla “sfida” creata dai recenti flussi migratori verso l’Europa e conoscere le difficoltà legate alle politiche d’asilo e all’accoglienza dei rifugiati.
Al seminario prenderanno parte, tra gli altri, Catherine Wihtol De Wenden, esperta per l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, Fulvio Vassallo Paleologo, docente di Diritto di asilo e Statuto costituzionale dello Straniero, e Fabio Massimo Lo Verde, docente di Sociologia generale, entrambi dell’Università di Palermo.
Ampio spazio sarà dato al dibattito finale che coinvolgerà attivamente i partecipanti, favorendo il confronto e l’analisi critica.
Il seminario, la cui partecipazione è gratuita, è rivolto a ricercatori, operatori sociali, studenti, docenti, Istituzioni pubbliche, Organizzazioni del terzo settore. Si chiede di compilare un’iscrizione previa attraverso la presente scheda da rinviare entro e non oltre il 28 settembre 2015. Agli iscritti verrà inviato materiale utile ad un’introduzione al tema affrontato dal seminario.
Per i partecipanti all’intero percorso, sono stati richiesti i crediti formativi all’Ordine Professionale Assistenti Sociali Regione Sicilia – CROAS.
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set 29 2015
SAVE THE DATE: 9 ottobre il convegno «Quale sguardo sui migranti forzati? L’esperienza dell’Ambulatorio del Policlinico»
Si terrà presso l’aula Maurizio Ascoli il convegno organizzato dal Policlinico di Palermo “Paolo Giaccone” e dall’ambulatorio di Medicina delle migrazioni. Si parlerà di diritto internazionale e della realtà contemporanea, delle norme nazionali e locali in termini di gestione dei flussi migratori, ma anche di medicina interna e di come questa dialoghi con l’aspetto psicologico dei pazienti, di come anche l’approccio antropologico sia diventato una componente fondamentale. Tutto partendo dall’esperienza quotidiana del Policlinico e dell’ambulatorio di Medicina delle migrazioni.
Scarica qui il programma del convegno
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