nov 20 2015
Ricorre oggi il 26°Anniversario dei diritti dell’infanzia. Centro Astalli Palermo: «socializzazione e apprendimento sono strumenti fondamentali contro la discriminazione dei bambini figli di immigrati»
Ricorre oggi la Giornata Mondiale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Il 20 novembre del 1989 venne approvata, da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, oggi riconosciuta da 194 Stati. La Convenzione è stata la prima, a livello internazionale, a riconoscere i bambini come soggetti di diritti, proponendo una nuova consapevolezza sul valore dell’infanzia. «Gli Stati parti adottano ogni adeguato provvedimento per agevolare il recupero fisico e psicologico e il reinserimento sociale di ogni fanciullo vittima di ogni forma di negligenza, di sfruttamento o di maltrattamenti; di torture o di ogni altra forma di pena o di trattamenti crudeli, inumani o degradanti, o di un conflitto armato. Tale recupero e reinserimento devono svolgersi in condizioni tali da favorire la salute, il rispetto della propria persona e la dignità del fanciullo», recita così la convenzione all’art. 39, riconoscendo ai bambini il diritto alla protezione in caso di guerra. Dall’inizio del 2014 a oggi circa 30 milioni di bambini hanno lasciato le proprie case a causa di guerre, violenze e persecuzioni. Oltre due milioni di bambini siriani hanno trovato riparo in Egitto, Iraq, Giordania, Libano e Turchia. In Iraq, 1,3 milioni di bambini sono sfollati. Nello Yemen, 2,3 milioni di bambini sono sfollati e 573 sono stati uccisi negli ultimi 6 mesi di conflitto. Nel Sud Sudan più di un milione di bambini sono stati sfollati a causa del conflitto. E tra Nigeria, Camerun, Niger e Ciad, 1,4 milioni di bambini sono stati costretti a lasciare il loro paese a causa delle azioni del gruppo armato di Boko Haram. Per questo in occasione della ventiseiesimo anniversario dell’approvazione della Carta, l’UNICEF ha lanciato la petizione “Indigniamoci!” per la tutela dei diritti dei bambini migranti e rifugiati.
Abbandonare il proprio paese e reinserirsi in un contesto totalmente nuovo può rappresentare un evento destabilizzante per un bambino. L’inserimento nel sistema scolastico dell’obbligo senza gli strumenti linguistici per la comunicazione di base, spesso rende i bambini migranti oggetto di discriminazione e di emarginazione all’interno delle classi. Per questo il Centro Astalli Palermo offre ai bambini figli di migranti la possibilità di seguire ogni giorno il doposcuola. Si tratta di un servizio che nasce con lo scopo di aiutare i ragazzi nello svolgimento dei compiti scolastici attraverso la presenza di tutor che li supportino nello studio e gli insegnino anche un metodo di apprendimento efficace. Spesso, infatti, questi ragazzi presentano delle difficoltà linguistiche e di comprensione che vanno al di là degli eventuali problemi nello stare al passo con i programmi scolastici. Alcuni non conoscono la lingua italiana perché arrivati da poco nel nostro paese, e con loro si fa un lavoro in primis di alfabetizzazione.
Il giovedì è previsto un laboratorio creativo con materiali di scarto o di riciclo come la cartapesta per sviluppare nei bambini le loro capacità manuali e prensili.
Convinti che l’apprendimento e la socializzazione tra pari siano fondamentali e proficui, alcuni dei nostri tutor sono stati scelti tra studenti dei licei Gonzaga e Benedetto Croce e di Palermo.
By Gaia Garofalo • News •
nov 20 2015
Flash mob sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza: 20 novembre 2015
Su iniziativa del gruppo giovani del Laboratorio di Cittadinanza Attiva, l’Istituto Arrupe promuove, in collaborazione con la Parrocchia San Nicolò all’Albergheria, le suore comboniane, il Centro Astalli Palermo, la Caritas Diocesana di Palermo e il movimento “Storia, Orgoglio e Sostenibilità per il rilancio del mercato e del quartiere Albergheria” (S.O.S. Ballarò) il Flash mob “Io ci sto”.
L’iniziativa, in programma venerdì 20 novembre 2015 alle ore 15.30 presso la parrocchia di San Nicolò all’Albergheria a Palermo, in occasione della ricorrenza della stipula della Convenzione ONU del 20 novembre 1989 sui “Diritti dei bambini e degli adolescenti”, si propone di rivitalizzare il quartiere Ballarò a partire dalla parte più bella e vitale: i bambini e gli adolescenti.
Nel corso della manifestazione si canterà una canzone dal titolo “Io ci sto”, con una semplice coreografia da imparare sul posto e si leggeranno alcuni articoli della Convenzione ONU. Il contenuto della canzone afferma che “cambiare il mondo si può” ma è necessario che ognuno si assuma una responsabilità ed un impegno nei confronti della comunità di cittadini; come dice il ritornello: “Io ci sto, ci metto la faccia, ci metto la testa, ci metto il mio cuore”.
L’invito è rivolto ai ragazzi, ai giovani e a tutti i cittadini “attivi”.
Per info: anna.staropoli@istitutoarrupe.it – cell. 3474667141.
By Gaia Garofalo • Eventi •
nov 16 2015
«Noi li aiutiamo a casa nostra». La campagna di sensibilizzazione del Naga di Milano
«Noi li aiutiamo a casa nostra» è la campagna di sensibilizzazione lanciata dal Naga di Milano a sostegno di stranieri regolari e non, rom, sinti, richiedenti asilo, rifugiati e vittime della tratta. Il Naga è un’associazione di volontariato laica e apartitica che si è costituita a Milano nel 1987 e ad oggi conta più di 300 volontari che forniscono assistenza sanitaria, legale e sociale gratuita alla popolazione straniera presente sul territorio, oltre a portare avanti attività di formazione, documentazione e lobbying sulle istituzioni.
«Quest’anno il fenomeno migratorio si è manifestato, intorno a noi, in tutta la sua grandezza e in tutta la sua potenza – scrivono i volontari sulla pagina Facebook del Naga – le traversate in mare, i naufragi, gli sbarchi, i viaggi a piedi, i treni, le stazioni, gli accampamenti sugli scogli e nei boschi, i vertici internazionali, i morti, i muri, il filo spinato, i respingimenti, la solidarietà spontanea, la speranza, la paura. Il coraggio.
Quest’anno più che mai, oltre a continuare a batterci affinché sia garantito a tutti il diritto alla libertà di movimento e a impegnarci per tutelare i diritti di chi arriva e di chi è già sul nostro territorio, pensiamo sia fondamentale esserci e continuare ad essere, soprattutto, un luogo di accoglienza.
Essere, ogni giorno, una casa: un luogo dove ogni cittadino straniero senza documenti possa ricevere gratuitamente una visita medica; dove un rifugiato possa partecipare a un corso di italiano, far parte di una squadra di calcio; dove a chi ha ricevuto un’espulsione sia assicurata assistenza legale gratuita. E non solo.
Noi li aiutiamo a casa nostra»
By Gaia Garofalo • News •
nov 15 2015
Ripamonti, Centro Astalli: Il Summit di Malta dia il via a un cambiamento sostanziale delle politiche migratorie UE
L’11 e il 12 novembre si è svolto il Summit di Malta sulla migrazione, al fine di discutere non solo a proposito delle misure adottate dai paesi europei per fronteggiare i flussi, ma anche per indagare sulle cause profonde della migrazione e analizzare la questione nei paesi di origine dei flussi migratori e in quelli di transito. La conferenza è stata incentrata sui processi di cooperazione esistenti tra l’Europa e l’Africa, in particolare i processi di Rabat e di Khartoum sulla migrazione e il dialogo Unione Europea – Africa in materia di migrazione e mobilità. Al vertice hanno partecipato i rappresentanti degli Stati Membri dell’Unione Europea e dei paesi partecipanti ai processi di Rabat e Khartoum, gli osservatori dei processi di Rabat, i rappresentanti della Commissione dell’Unione Africana e della Commissione della Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS), i rappresentanti delle Nazioni Unite (ONU) e dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM).
Il Centro Astalli, in occasione del vertice di Malta, ha sottolineato alcuni punti cruciali per un cambiamento sostanziale e non più procrastinabile delle politiche UE in materia di migrazione.
Come evitare altre morti durante i viaggi verso l’Europa?
Non si può tollerare che continuano le stragi quotidiane nel Mediterraneo, a cui si sommano quelle meno visibili nel Sahara e lungo le rotte della migrazione forzata. È urgente creare vie sicure e legali di accesso all’Europa: rilascio di “visti umanitari”, sospensione temporanea dell’obbligo di visto in alcune situazioni critiche; incremento del resettlement, ampliamento del diritto al ricongiungimento familiare o altri meccanismi che potrebbero essere sperimentati in progetti pilota, in collaborazione con chi opera nei Paesi di origine o di transito. Ma devono essere misure proporzionate per quantità al bisogno. Nonostante il dichiarato impegno a contrastare il traffico di esseri umani, non abbiamo ancora visto un impegno europeo significativo su questo tipo di misure, che sono le uniche in grado di contrastare effettivamente lo smuggling.
La soluzione non può essere chiudere le frontiere
Lo sforzo di mettere in atto azioni di tutela umanitaria di emergenza lungo le rotte percorse dai rifugiati, specialmente in vista dell’arrivo dei mesi invernali, è apprezzabile e sensato. Preoccupa invece l’intenzione di bloccare i flussi in Paesi fuori delle frontiere esterne dell’Unione. Non è accettabile che l’Europa deleghi gli obblighi di protezione a Paesi Terzi che non possono assicurare standard di protezione adeguati alla dignità e ai diritti delle persone. La protezione effettiva dei rifugiati deve essere prioritaria rispetto all’esigenza di contenere i flussi.
La solidarietà europea
Nutriamo serie perplessità rispetto alle modalità di questo programma di relocation, su cui si sta facendo un investimento considerevole. Il piano proposto appare non solo numericamente insufficiente, ma non privo di punti critici.
Associare la protezione internazionale ad alcune nazionalità di origine, suggerendo che i cittadini di alcuni Stati abbiano chiaramente bisogno di protezione e quelli di altri Stati non abbiano invece titolo, può portare a semplificazioni pericolose. Introdurre una sorta di filtro di ingresso nella procedura ordinaria rischia di creare rifugiati di serie A e rifugiati di serie B.
In Sicilia sono già state registrate gravi irregolarità nell’accesso alla procedura per richiedenti asilo di nazionalità non candidabili alla relocation.
Su Relocation e Regolameto Dublino
Ci pare infine preoccupante il fatto il programma di relocation preveda la possibilità di ricorrere alla coercizione e alla detenzione. In nessun caso è ammissibile la detenzione di un potenziale rifugiato solo perché cerca di realizzare un progetto di vita diverso da quello contemplato dalle attuali norme europee.
È necessario definire un nuovo meccanismo che regoli in coinvolgimento degli Stati membri rispetto agli arrivi dei migranti forzati: il Regolamento di Dublino, che nel corso degli ultimi mesi è stato di fatto superato dagli accadimenti, è chiaramente inadeguato, inefficace e non più utile a gestire la situazione. Si deve immaginare un meccanismo completamente diverso di condivisione di responsabilità, che non guardi unicamente alla procedura d’asilo, ma più ampiamente alle prospettive a medio e lungo termine per chi si vede riconoscere la protezione internazionale da uno Stato europeo.
Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli sottolinea: «È urgente contrastare le cause delle migrazioni forzate, in un’ottica di promozione della pace e della giustizia. Assolutamente vitale appare un nuovo protagonismo in Africa. Una particolare attenzione è richiesta nelle situazioni in cui sono in atto conflitti e gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani: è il caso, ad esempio, di molti Paesi coinvolti nel Processo di Khartoum, daSud Sudan all’Eritrea. La gestione delle migrazioni e il contrasto del traffico di esseri umani deve tenere conto del dovere di proteggere le persone. Qui al Centro Astalli incontriamo quotidianamente rifugiati in fuga da Paesi che vengono talora definiti sicuri, che hanno vissuto sulla loro pelle persecuzioni di straordinaria gravità: Nigeria, Gambia, Mali, Mauritania. Sarebbe molto grave se a queste persone venisse sistematicamente impedito l’accesso alla protezione».
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nov 15 2015
I rifugiati del Centro Astalli incontrano Papa Francesco. Ripamonti, Centro Astalli: La violenza e l’odio si vincono con il dialogo e la pace
Papa Francesco ha ricevuto questa mattina in udienza privata 18 rifugiati del Centro Astalli che con lo staff del Jrs Internazionale e P. Camillo Ripamonti presidente Centro Astalli, hanno avuto modo di incontrare il Pontefice in un’udienza privata in occasione dei 35 anni del JRS.
Il gruppo era composto da rifugiati provenienti da Somalia, Egitto, Costa d’Avorio, Iran, Congo Kenia, Ucraina, Burkina Faso. Ciascuno di loro ha avuto modo di salutare personalmente il Pontefice e rivolgergli qualche parola.
P. Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli, a margine della visita, ha dichiarato che mai come in questo momento è importante continuare ad agire in nome della solidarietà nei confronti degli oppressi e delle vittime di conflitti e di violenze. “I fatti di Parigi hanno mostrato il volto orribile del terrorismo. Quello stesso terrorismo da anni in paesi come la Nigeria, la Siria, il Mali e l’Afghanistan colpisce indiscriminatamente civili inermi e mette in fuga ogni giorno migliaia di persone”.
“Oggi più di ieri, continua Ripamonti, vogliamo ribadire il nostro impegno ad essere uomini e donne di dialogo, di pace. È nostra responsabilità lavorare insieme per la costruzione di società in cui il rispetto dei diritti e della dignità di ciascuno sia l’unica forma di contrasto ad abusi e violenze”.
Il discorso integrale di Papa Francesco al JRS
Ufficio stampa Centro Astalli
Donatella Parisi: 06 69925099 – d.parisi@fondazioneastalli.it
By Gaia Garofalo • News •
nov 24 2015
Astalli: preoccupazione per condizioni di arrivo e trattamento dei rifugiati alle frontiere.
In questo momento in cui la minaccia del terrorismo ci disorienta ci pare quanto mai importante fare chiarezza su fenomeni complessi e fuggire da ogni mistificazione che rischia di mettere in ombra l’ecatombe di innocenti che continua a consumarsi nel Mediterraneo in prossimità delle coste europee.
Servono azioni concrete subito:
- Attivare canali umanitari che permettano ai rifugiati di mettersi in salvo in Europa. È necessaria una politica che avvii processi di pace a lungo termine. Il rafforzamento delle frontiere, l’abolizione di Schengen, il respingimento dei migranti non sono la via per sconfiggere il terrorismo. Non si risponde a un fenomeno complesso come la migrazione continuando a posare lo sguardo solo sui proprio confini.
- I rifugiati sono le prime vittime del terrorismo, uomini e donne costrette a scappare da conflitti interminabili alimentati da interessi di cui sono spesso ignare vittime.
Migliaia di persone si ritrovano a chiedere asilo in contesti europei spesso ostili che ancora in troppe occasioni sono influenzati da razzismo e xenofobia che impediscono una reale accoglienza e integrazione. Tale approccio può portare a vere e proprie violazioni di convenzioni internazionali e lede prima di tutto la nostra sicurezza alimentando un meccanismo perverso in cui odio genera altro odio
- Il racconto mediatico sia il più possibile responsabile e rifugga toni allarmistici. La gravità della situazione che stiamo vivendo in queste ore richiede un’analisi seria e articolata e una lettura dei fenomeni nazionali ed europei inseriti in una cornice che tenga conto dei principali scenari internazionali e di politica estera che faciliti una reale comprensione e incoraggi l’incontro e il dialogo.
P. Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli sottolinea che “Lo smarrimento e la paura che stiamo vivendo in queste ore ci accomunano a popoli oppressi da anni. Oggi più di ieri per noi europei è possibile mettersi nei panni dei rifugiati e capire il dramma che vivono milioni di uomini e donne che hanno come unica alternativa alla morte la fuga. Sforziamoci di trasformare il nostro dolore e la nostra legittima preoccupazione in un motore che avvii processi di pace e solidarietà in tutto il mondo.
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