dic 31 2015
Oltre un milione di migranti ha raggiunto via mare l’Europa nel 2015
Più di un milione di migranti ha raggiunto l’Europa via mare nel 2015. Lo sostengono i nuovi dati diffusi dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR). Più dell’80 per cento delle persone è arrivata in Grecia, in particolare sull’isola di Lesbo. Circa 844mila persone hanno raggiunto la Grecia dalla Turchia, mentre più di 150mila hanno attraversato il Mediterraneo spostandosi dalla Libia all’Italia.
Quella in corso è la più grave crisi dei migranti dalla seconda guerra mondiale.
Il numero di arrivi via mare in Europa è cresciuto in maniera esponenziale dal 2014 quando il numero di sbarchi si aggirava intorno ai 216mila. La metà di coloro che quest’anno ha attraversato il Mediterraneo – mezzo milione di persone – sono siriani in fuga dalla guerra nel loro paese. Gli afghani rappresentano il 20 per cento e gli iracheni il 7 per cento. Sono 3.735 le persone morte o disperse in mare.
Cresce sempre di più il numero di rifugiati e migranti che rischiano la vita imbarcandosi su mezzi poco adatti nel disperato tentativo di raggiungere l’Europa.
By Gaia Garofalo • News •
dic 21 2015
Vertice UE su immigrazione e asilo: le perplessità del Centro Astalli
Si è concluso qualche giorno fa a Bruxelles il vertice europeo dei capi di Stato e di Governo dedicato in buona parte alla valutazione delle misure che l’Unione ha messo in atto negli ultimi mesi per far fronte alla cosiddetta “crisi dei rifugiati” .
Dal documento conclusivo del Vertice si evince che secondo gli Stati membri è necessario rendere operativi al più presto gli hotspot previsti, rafforzare le misure di identificazione, dare nuovo impulso alla ricollocazione e aumentare sostanzialmente rimpatri e riammissioni, per allontanare tempestivamente chi non avrebbe titolo al soggiorno in Europa.
Particolarmente modesto appare infine l’impegno per la creazione di canali sicuri per l’accesso alla protezione dei rifugiati: ci si limita a raccomandare l’implementazione del piano di reinsediamento previsto, appena 20.000 posti in due anni.
Il Consiglio dovrà inoltre esaminare al più presto anche la proposta della Commissione di istituire una polizia di frontiera europea, con facoltà di intervenire – anche senza l’autorizzazione degli stati membri interessati – in caso di “vulnerabilità” delle frontiere esterne.
Il Centro Astalli, alla luce degli esiti di quest’ultimo vertice, ritiene quanto mai importante ribadire che l’approccio dell’Unione Europea rispetto alla crisi dei rifugiati continua a perdere di vista il problema principale: come assicurare protezione effettiva a chi fugge da crisi umanitarie senza precedenti per gravità e durata. Si continua a investire molte risorse su misure di contrasto di dubbia efficacia, che non solo non estendono l’accessibilità del diritto d’asilo, ma rischiano di ridurla sostanzialmente.
Per questo si torna a chiedere alle isitituzioni europee e nazionali:
- che venga data priorità alla creazione di canali di accesso sicuri per chi ha bisogno di protezione: contrastare i trafficanti significa soprattutto spezzare il loro monopolio con l’istituzione di vie legali per arrivare in Europa. La prima cosa che le politiche migratorie europee dovrebbero contrastare è l’inaccettabile numero di vittime dei viaggi;
- che non si anteponga la protezione delle frontiere alla protezione delle persone in fuga: qualunque operazione si compia alle frontiere o in collaborazione con Paesi terzi deve prevedere la possibilità di accertare, caso per caso e in condizioni appropriate, il rispetto del principio di non-respingimento, cardine del diritto d’asilo in base alla Convenzione di Ginevra sullo status di rifugiato;
- che l’obiettivo di proteggere effettivamente le persone sia al centro di tutte le politiche europee per l’asilo, compresi il meccanismo di distribuzione delle domande di protezione tra gli Stati membri, i criteri per l’esame delle domande di protezione e le politiche di supporto all’integrazione.
“L’approccio del vertice alla questione sembra trascurare il fatto che il flusso migratorio senza precedenti che interessa l’Europa è composto in gran parte da rifugiati, persone costrette alla fuga da guerre e persecuzioni”, commenta p. Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli. “Il sistema comune d’asilo europeo è chiamato a fare un vero salto di qualità, per interpretare più pienamente il suo mandato. E’ una sfida che dovrebbe vederci uniti e solidali, con il primo obiettivo urgente di fermare la strage di innocenti che si consuma quotidianamente nel Mediterraneo”.
By Gaia Garofalo • News •
dic 20 2015
Un pranzo per gli immigrati. L’iniziativa di solidarietà dell’UCID
Nelle cucine del Centro Astalli Palermo per offrire il pranzo agli immigrati. In prossimità del Natale l’iniziativa di solidarietà è arrivata dalla sezione di Palermo dell’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti (UCID). Agli utenti del Centro, molti dei quali senza fissa dimora, è stato offerto un pasto caldo preparato dallo chef Rosario Picone e dagli studenti dell’istituto alberghiero Pietro Piazza. Il pranzo è stato allestito nel salone del centro che è stato invaso da una bellissima atmosfera di gioia e condivisione. Gli utenti presenti hanno trascorso una mattinata in allegria e all’insegna del buon cibo. Sulla tavola piatti tradizionali siciliani come la caponata di melenzane, la caponata di pesce spada, la crema di ricotta, macco di fave, ma anche piatti appartenenti ad altre culture come il cous cous e l’insalata di carote che ricorda quella tipica marocchina: la contaminazione delle culture che passa anche attraverso il cibo. Un’iniziativa di solidarietà che ha fatto rivivere il vero spirito del Natale e dell’accoglienza. I ragazzi dell’istituto alberghiero hanno avuto modo di mettere in pratica quanto imparato sui banchi di scuola e hanno sperimentato il grande valore di donare e di donarsi per gli altri.
By Gaia Garofalo • News •
dic 20 2015
Nota alla stampa: Altri 18 morti vittime di un naufragio nel Mar Egeo.
P. Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli commenta così le ultime tragiche notizie: ”Non stanchiamoci di chiedere che si ponga immediatamente fine al massacro. Non possiamo abituarci a contare i morti. Se lo facessimo avremmo perso la nostra umanità.
Il diritto d’asilo oggi rappresenta l’emblema del nostro grado di civiltà. La nostra storia comune italiana ed europea parla di popoli martoriati dalle guerre e dalle dittature. Stiamo lasciando morire innocenti che sono accomunati ai nostri padri dalla mancanza di libertà e dalla privazione dei diritti umani. Muoiono ogni giorno uomini, donne, bambini. Potremmo essere noi, Mettiamoci nei loro panni. Siamo responsabili del nostro avvenire per questo abbiamo il dovere di interrompere questa spirale di morte. Una società senza memoria non ha futuro”.
Ufficio stampa Centro Astalli
Donatella Parisi: 06 69925099 – d,parisi@fondazioneastalli.it
By Gaia Garofalo • Comunicati Stampa •
dic 16 2015
La preghiera interreligiosa per la pace: la diversità che arricchisce
Tutte le religioni sono portatrici di un messaggio di pace e speranza. Lo hanno portato in piazza tutte le comunità religiose di Palermo, in una silenziosa marcia dove ognuno aveva la sua candela accesa simbolo del proprio impegno personale nella difesa, condivisione e divulgazione dei valori di pace, tolleranza e dignità umana. Non c’erano appartenenze e i cristiani pregavano come i musulmani, e i musulmani come gli ebrei, e gli ebrei come gli induisti e come i buddhisti e come i valdesi. Alla preghiera interreligiosa, c’erano tutti i rappresentanti delle comunità religiose delle città, c’erano le istituzioni, c’erano gli operatori delle associazioni che con la loro opera quotidiana fanno sì che pace, tolleranza, rispetto della dignità umana, non restino solo belle parole ma fanno in modo che un semplice atto di amore crei un flusso senza fine. E c’erano anche i nostri ragazzi con il loro fagotto di esperienze che sono la dimostrazione più viva di cosa succede nei luoghi in cui i diritti umani vengono calpestati. E allora si fugge. L’Italia è la meta di molte di quelle anime che scappano dagli orrori commessi anche in nome di Dio, delle religioni di cui vengono stravolti i significati, i simboli, le parole. Palermo è una città multietnica. L’immigrazione, il dialogo interculturale e interreligioso sono tra la sfide più importanti. Ma ieri, ancora una volta, Palermo ha dimostrato di essere una città accogliente e ognuno, ha preso l’impegno di accettare e convivere con il proprio vicino che ha un altro colore, un’altra religione, che parla un’altra lingua ma infondo dice le stesse identiche cose.
«La diversità arricchisce» è stato il concetto espresso più volte durante la manifestazione. La ricchezza della diversità ha brillato nella luce di tutte quelle candele, in piazza Pretoria in cui i rappresentanti delle comunità religiose hanno condiviso le loro preghiere o un pensiero che esprimesse pace, solidarietà, fratellanza, la condivisione di quanto più intimo abbia l’uomo, che è proprio la preghiera. Condivisione che si è materializzata nella benedizione e nella distribuzione del pane, preparato da coloro che vivono presso la Missione di Biagio Conte. Gli ultimi, gli stessi che spesso vengono relegati ai margini di queste società contemporanee consumiste e opulente, hanno preparato il pane per tutta quella gente in piazza. Intere pagnotte distribuite, spezzate e condivise con chi stava vicino.
Nei giorni del terrore Palermo risponde con un gesto che dimostra che convivenza e rispetto reciproco sono possibili, che l’odio e la paura dell’altro impoveriscono e ci fanno dimenticare di essere umani. Esistono armi più potenti delle bombe che sono il dialogo, l’istruzione e l’integrazione; non fanno vittime e ci insegnano che l’altro ci restituisce un’immagine nuova di noi stessi, che la sua prospettiva può migliorare anche la nostra, che è molto di più quello che ha da donarci piuttosto che ciò che potrebbe toglierci, che la sua diversità porta ricchezza e che condividere e molto meglio che competere.
By Gaia Garofalo • News •
gen 4 2016
La storia di “Jacob” raccontata da P. Camillo Ripamonti: «chi salva una vita salva il mondo intero»
Lo troviamo con un cappellino da babbo natale in testa, in un reparto di psichiatria di un ospedale romano. «Jacob come stai?» e miracolosamente ci sentiamo rispondere «Meglio». È questa l’immagine che riaffiora alla mia mente di quest’anno al Centro Astalli.
Nei giorni che avevano preceduto il ricovero ci chiedevamo se l’ospedale sarebbe stata la soluzione migliore. Come saremmo riusciti a convincere lui che da tanti anni viveva nel suo mondo. Ultimamente le sue condizioni di salute stavano seriamente peggiorando. Dormendo per strada la mensa agli Astalli per tanti anni è stato il suo unico riferimento. La sua storia di rifugiato abita ormai solo i ricordi di alcuni degli operatori e volontari storici.
Tutti conoscono Jacob agli Astalli. C’era anche durante la visita di papa Francesco nel settembre 2013, allertando la sicurezza della Gendarmeria vaticana coi suoi modi fuori dalle convenzioni.
Alla fine abbiamo deciso che era necessario il ricovero. Oggi Jacob vive in un centro di prima accoglienza e sembra rinato.
Questo piccolo racconto credo riassuma in sé tanti aspetti. Non è solo una storia ma è una persona come ne passano molte al Centro Astalli. Jacob rappresenta la centralità che ciascun individuo riveste nel guidare il nostro agire e dice di uno stile di operatori e volontari che sanno mettersi in ascolto anche in situazioni che sembrano senza soluzione e in cui serve un guizzo di creatività e di coraggio.
In un momento storico in cui criteri economici rischiano di essere predominanti nelle scelte relative alle politiche di accoglienza è bene ricordarlo: chi salva una vita salva il mondo intero.
Mai e poi mai si deve insinuare nel cuore di un Paese democratico che salvare una vita è uno spreco. Ridare la possibilità di ricominciare a chi fugge da persecuzioni e guerre oltre che un dovere sancito dai trattati internazionali è il fondamento del vivere civile. Nel ringraziare amici, benefattori operatori e volontari del Centro Astalli per il sostegno, l’aiuto e l’affetto auguro a tutti voi un felice 2016. Con la speranza che la frase del Vangelo: “Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio”, sia sempre meno vera per i rifugiati.
By Gaia Garofalo • Storie migranti •