feb 27 2016
StraPalermo: tra sport e solidarietà
Domenica 20 marzo si correrà la I edizione della StraPalermo, la grande gara podistica che attraverserà le vie del centro storico cittadino, organizzata dall’ACSI Sicilia Occidentale in collaborazione con il Comune di Palermo.
I podisti si sfideranno in un percorso storico-monumentale: la partenza e l’arrivo saranno a piazza Verdi, davanti il maestoso Teatro Massimo, e durante il circuito di 5 km (da ripetere due volte per un totale di 10) si potrà godere di altre bellezze cittadine come i Quattro Canti, la Cattedrale e il Teatro Politeama Garibaldi.
La I edizione della StraPalermo nasce con un’importante collaborazione dell’ACSI Sicilia Occidentale con il Centro di Giustizia Minorile per la Sicilia e con l’USSM (l’Ufficio di Servizio Sociale per Minorenni di Palermo). Non si tratta, dunque, di una semplice manifestazione sportiva ma di un evento con un grande impatto sociale. I minori e i giovani, che gravitano nel circuito penale mettendo in atto occasioni di riscatto, saranno attivamente coinvolti nell’organizzazione della manifestazione, un segnale importante nell’ottica dell’integrazione e soprattutto per superare i pregiudizi e l’emarginazione sociale.
Lo sport, infatti, diventa il mezzo per inserire i giovani, presi in carico in attività riparative, nella società, proponendosi come un segnale di apertura verso l’educazione e la riparazione sociale, attraverso la trasmissione dei classici valori che lo caratterizzano, come quelli di autocontrollo, disciplina e aggregazione sociale.
La I edizione della StraPalermo è anche un evento di solidarietà e multiculturalità. In sinergia con il Centro Astalli di Palermo, sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i rifugiati, l’ACSI Sicilia Occidentale ha invitato a partecipare gratuitamente alla passeggiata ludico motoria una trentina di ragazzi provenienti dall’Africa. Un modo per favorire l’integrazione e l’inclusione sociale e far entrare in cotto le diverse culturale attraverso lo sport che da sempre si pone come canale per abbattere le barriere sociali.
Per informazioni contattare la segreteria organizzativa ai numeri 091.6827715 – 3397149566 – 3285510621 oppure inviare una mail a siciliaoccidentale@acsi.it.
Regolamento completo, schede di iscrizione e percorsi nel sito ufficiale www.acsisiciliaoccidentale.it
By Gaia Garofalo • News •
feb 25 2016
Aprendo un futuro con la scuola: il JRS in Ciad
Il direttore regionale del JRS Europe Jean-Marie Carrière condivide le sue impressioni dopo una recente visita al JRS Ciad. La sua visita ha coinciso con l’apertura di due pozzi nel campo profughi di Koukou dove il JRS gestisce una scuola per rifugiati sudanesi.
«I bambini della scuola battono le mani e cantano sotto la direzione dei loro insegnanti. Arrivano a centinaia e vengono ordinatamente disposti nelle classi. Ragazzi e ragazze, giovani e anziani, oggi è festa, lasciamo la scuola per andare nei campi.
Le autorità si sono confortevolmente sedute nelle poltrone che sono la chiara indicazione della loro posizione sociale. Li salutiamo e ci godiamo l’ombra mentre già – sono le 9 del mattino – il sole è caldo. Le ragazze servono bevande e noccioline tostate.
Oggi i genitori ottengono la consegna delle chiavi. Due pozzi profondi due metri, ognuno con una pompa per immagazzinare l’acqua in due grandi cisterne, sono stati costruiti dalle ONG locali, con l’aiuto della Commissione Ciadiana per i rifugiati, in modo tale che la scuola possa far crescere ortaggi in un terreno di un ettaro. Le chiavi sono adesso affidate ai genitori degli studenti.
Questo offrirà un reddito addizionale alla scuola e per la sua gestione. Per il JRS, questa è un’attività generatrice di reddito che è complementare all’impegno principale della scuola di educare e scolarizzare. Attraverso tutto questo, il JRS può dare un aiuto nella socializzazione di 20.000 rifugiati sudanesi a Koukou, nel nord-est del Ciad, dove è presente da più di un decennio.
In entrambi i siti di Jabal e Koukou, il lavoro del JRS nel servizio scolastico è impressionante; ad esempio, a Koukou ci sono più di 8500 studenti, 190 insegnanti e amministratori e 120 classi. Tutto questo conferisce un fattore di dignità, come evidenziato anche dalle divise degli studenti a Jabal, che li rendono molto orgogliosi, come in un college inglese!
Si tratta di un reale impegno per il futuro, provare a dare sicurezza, in condizioni difficili, rispondendo sia alle esigenze materiali che a quelle finanziarie, un futuro per i bambini nei campi profughi. Questo crea una dinamica di responsabilità. Durante la visita dei tre direttori regionali del JRS Africa Occidentale, Europa e Africa Nord e Mediorientale a Koukou, siamo stati invitati da un gruppo di trenta persone che hanno avviato l’iniziativa di imparare e migliorare il loro inglese e hanno trovato degli insegnanti disposti ad aiutarli. Il loro sogno: andare a studiare all’università – così come anche suggerito dal programma JC:HEM ((Jesuit Commons: Higher Education at the Margins) a Goz Beida.
In Europa ci confrontiamo con “l’integrazione” dei rifugiati che raggiungono i nostri paesi. Per noi si tratta di una prospettiva a lungo termine. In Africa, la questione sta gradualmente diventando una questione di sviluppo, come abbiamo visto nell’Est Ciad. Il JRS può reciprocamente imparare a fronteggiare queste nuove sfide, attraverso l’accompagnamento dei rifugiati»
By Gaia Garofalo • News •
feb 24 2016
La storia di Alphonce, quando un semplice atto d’amore crea un flusso senza fine
Alphonce Mgeni nasce il 9 marzo 1997 a Chamndindi, uno dei villaggi facenti parte della Missione agrigentina di Ismani, nella regione di Iringa, sull’altopiano centrale della Tanzania.
E’ il primo di tre fratelli e conduce la normale vita di un bambino africano fino all’eta di circa 10 anni, quando in esito ad una banale febbre – ovviamente trascurata – contrae una infezione cardiaca, che comincia a compromettere sempre più gravemente il funzionamento del suo cuore.
Intanto, quando Alphonce ha 12 anni, i genitori si separano e ben presto lasciano il villaggio, portandosi dietro un figlio ciascuno; Alphonce rimane con la zia Rosimina, una sorella del padre che lo accoglie nella sua famiglia e lo alleva insieme ai suoi figli.
E’ sempre Rosimina che si fa carico della malattia di Alphonce e comincia a portarlo a visita da qualche medico africano. Ma le condizioni del ragazzo vanno sempre più peggiorando e nessuno dei dottori interpellati sa trovare un rimedio.
Disperata, nel 2011, Rosimina si rivolge ai medici “bianchi” della struttura di Nyumba Yetu (una casa famiglia per bambini orfani e sieropositivi adiacente alla Missione) e si affida alle loro cure.
Dopo un periodo di accertamenti in giro tra i centri medici più attrezzati della Tanzania, i medici comprendono la estrema gravità del problema e consigliano di effettuare immediatamente un delicato intervento cardiaco, per sostituire due delle valvole cardiache ormai completamente compromesse. Un tale intervento non è effettuabile in Tanzania.
Di concerto tra di loro, il Centro Astalli di Palermo e l’associazione Nyumba Yetu Onlus di Agrigento, riescono a far inserire Alphonce in un progetto di medicina umanitaria della Regione Sicilia.
E’ così che, accompagnato dalla zia, nel gennaio del 2012 Alphonce arriva a Palermo.
Chi l’ha visto in quella circostanza non potrà dimenticare mai l’impressione causata da questo “bambino” che si muoveva con le difficoltà di un vecchio seriamente ammalato e non riusciva a fare due passi senza andare in grave affanno…
Dall’ospedale dei bambini di Palermo, che si è preso in carico la sua gestione sanitaria, Alphonce viene trasferito al Centro Mediterraneo di Taormina, l’unica struttura siciliana che si occupa di cardiochirurgia pediatrica.
Data la sua giovane età, nella speranza di “guadagnare tempo” prima di inserire il ragazzino nella schiavitù della terapia anticoagulante, nel marzo ’12 ad Alphonce viene impiantata una valvola aortica biologica ed effettuata la plastica della sua mitralica. Si tratta di un intervento non definitavamente risolutivo, che si spera possa “durare” 4/5 anni e consentire ad Alphonce di raggiungere l’eta adulta prima di dover subire una radicale operazione cardiaca.
Il giorno del suo 15° compleanno, Alphonce viene dimesso dall’ospedale di Taormina e dopo pochi mesi di monitoraggio presso l’ospedale dei bambini di Palermo, ottiene l’autorizzazione a tornare alla sua vita ed al suo villaggio, con la prescrizione di un sistema di controllo cardiologico da effettuarsi periodicamente a Dar es Salaam (una delle maggiori città della Tanzania).
Alphonce sembra avere recuparato una buona qualità di vita e condizioni di salute soddisfacenti; riprende a frequentare la scuola, sostiene gli esami finali della scuola primaria e viene ammesso al primo anno della scuola secondaria; dopo poco più di un anno e mezzo, però, le sue condizioni cardiologiche precipitano drasticamente.
Nel febbraio 2014 Alphonce è di nuovo in serio ed imminente pericolo di vita!
Si susseguono settimane di febbrile attività sia in Tanzania che in Italia in cui da un lato si cerca di recuperare una condizione di “normalità” che consenta ad Alphonce di affrontare il viaggio fino a Palermo e dall’altro si “combatte” con la burocrazia italiana per ottenere una nuova autorizzazione di medicina umanitaria e, conseguentemente, documenti e visti per l’ingresso in Italia. Finalmente, il 16 giungo 2014, Alphonce e Rosimina arrivano in Sicilia.
Dopo qualche settimana di ricovero pre-operatorio all’ospedale dei Bambini, Alphonce viene sottoposto ad un delicato intervento chirurgico all’IsMeTT di Palermo nel corso del quale gli vengono impiantate due valvole meccaniche.
Prima dell’intervento i medici sono chiari: se l’intervento riesce non è assolutamente pensabile che Alphonce faccia ritorno alle sue ordinarie condizioni di vita; “per sempre” dovrà restare sotto controllo medico e, soprattutto, “a vita” dovrà effettuare la terapia anticoagulante per mantenere la fluidità del sangue entro un range predefinito: un innalzamento o abbassamento di tale livello potrebbero essere ugualmente e rapidamente fatali.
L’alternativa a tale situazione sarebbe stata la morte certa in tempi anche molto veloci, date le condizioni disastrose ormai raggiunte dal suo cuore; pertanto, confidando nella Provvidenza, ciascuno per la sua parte, abbiamo dato il consenso all’operazione e il 17 luglio 2014 Alphonce è tornato in sala operatoria.
L’intervento è andato benissimo e Alphonce ha iniziato un percorso di convalescenza più che soddisfacente, tanto che già nel settembre 2014 la zia Rosimina ha fatto rientro in Tanzania, affidando Alphonce, ancora minorenne, alla tutela del nostro Arcivescovo (di Agrigento) ed alle cure di un gruppo di volontari agrigentini.
Da settembre 2014 a dicembre 2015, Alphonce, accolto come ospite al Seminario di Agrigento ed accompagnato da un gruppo di volontari, ha imparato a gestire la sua terapia ordinaria ed a monitorare il suo INR, da cui dipende la somministrazione del Coumadin.
Per impiegare il tempo, inoltre, per qualche mese ha frequentato con profitto la seconda classe di una scuola media di Agrigento e sostenuto da esterno gli esami di licenza con ottimi risultati.
Nel corso dell’estate ha frequentato la scuola guida e conseguito la patente di guida (a marzo ’15 è diventato maggiorenne), che potrà convertire per permesso di guida nel suo paese.
Nell’agosto ’15 è arrivata la notizia ufficiale che le sue condizioni cardiache erano oramai stabilizzate e avrebbero consentito il suo rientro in patria, per cui ci siamo attivati per trovargli una location che risponda alle indicazioni stabilite prima dell’intervento.
Alphonce intende continuare a studiare (e questa è una fortuna, dal momento che il suo cuore non gli permetterebbe di fare un lavoro pesante o di fatica), ma ovviamente non è più pensabile affidarlo alle cure della sua famiglia sia perchè vivono in un villaggio isolato dell’entroterra – mentre Alphonce deve restare a stretto contatto con un grosso centro dotato di un buon ospedale (sia pure africano) – ed inoltre i suoi non sono economicamente in grado di mantenerlo.
Da subito prima di Natale ’15, Alphonce si è trasferito a Mwanza una città nel nord della Tanzania, dove c’è un grosso ospedale con un buon centro di cardiologia e la presenza di un nostro ex volontario (attualmente impegnato in un progetto locale) che sarà un punto di riferimento per Alphonce e un referente per noi.
Grazie alla collaborazione di Augusto, abbiamo provveduto alla individuazione di una scuola secondaria, dove Alphonce ha sostenuto (e superato) a gennaio ’16 gli esami di ammissione, e di una famiglia, che dietro pagamento di un piccolo compenso assicurerà ad Alphonce vitto e alloggio.
Contemporaneamente, la Fondazione Mondoaltro, il braccio operativo della Caritas di Agrigento (www.caritasagrigento.it), ha avviato una sottoscrizione per mettere insieme la somma necessaria (circa 10.000,00 € in sei anni) per provvedere al pagamento dell’iscrizione a scuola e delle tasse scolastiche, alla sistemazione abitativa, nonchè alle spese mediche (farmaci e controlli medici periodici) e personali.
Ad oggi Alphonce sta benissimo, si è ripreso da un attacco di malaria che lo colpito appena rimesso piede in patria (dopo il lungo periodo trascorso tra i “bianchi” il suo sistema immunitario si era dimenticato come ci si protegge dalla malaria) ed è molto contento della sua nuova vita.
By Gaia Garofalo • Storie migranti •
feb 18 2016
Arte Migrante sbarca a Palermo: venerdì 19 febbraio il primo incontro al Santa Chiara
Migranti, senza dimora, studenti, lavoratori, pensionati: questa è la ricca ed eterogenea composizione sociale di Arte Migrante, comunità di persone il cui scopo è condividere, ogni due settimane una serata all’insegna dell’arte.
Nazionalità, colori, odori tutti diversi prenderanno parte agli incontri di Arte Migrante, ricongiungendosi sotto lo stesso tetto, il tetto dei cittadini del mondo.
Dalla musica al teatro, dalla danza alla giocoleria, dalle riflessioni filosofiche alle letture di poesie, ogni ‘esibizione’ diventa un mezzo per creare ponti tra persone: “Vogliamo dimostrare che l’arte non ha confini – afferma Tommaso Carturan, fondatore del gruppo – e che essa può diventare uno strumento di condivisione importante. Non importa quanti soldi hai in tasca o il colore della tua pelle, qui ognuno vale come gli altri. Siamo allo stesso tempo uguali e diversi”.
Arte Migrante vive di partecipazione tutta, senza distinzioni di origini, sesso o orientamento religioso. Ci si propone in futuro di attivare dei laboratori d’Arte gratuiti in cui ognuno avrà la possibilità di offrire il proprio tempo ‘insegnando la propria arte senza metterla da parte..l’Arte che si tramanda..l’Arte eterna’.
Ci vediamo venerdì 19 febbraio dalle 20.30 alle 23.30 presso i locali del Centro Santa Chiara. Inaugureremo insieme il nuovo cammino di Arte Migrante che ha trovato sentieri percorribili anche su Palermo. Condivideremo un contesto molto orizzontale ed informale; le persone presenti si conosceranno, liberamente potranno dire o non dire ciò che si vuole su di sé; segue il momento della cena in cui, chi può, offre del cibo tipico della propria terra. Colmato il vuoto nello stomaco si dà finalmente avvio alla fase clou della serata, l’Arte, intesa come qualsiasi possibile forma di espressione di sé.
Gli incontri saranno svolti “una settimana si, una settimana no”, in una giornata destinata a diventare appuntamento fisso. Suggeriamo di raggiungere la pagina facebook ‘Arte migrante – Palermo’ per ricevere gli aggiornamenti e a cliccare sull’invito per visualizzare il programma https://www.facebook.com/events/214193042266290/.
Invitiamo ai feed-back, alle idee e alle proposte per godere al massimo del potenziale dell’iniziativa… Ma in fondo, cos’è Arte Migrante? Arte Migrante possiamo essere Noi, possiamo essere Tutti.
Il coordinamento Arte migrante Palermo
By Gaia Garofalo • News •
feb 17 2016
Ulysses, la compagnia teatrale della palermo interculturale
ULYSSES è ideato e promosso da DevaTeatri, patrocinato dal Comune di Palermo – Assessorato alla Partecipazione e con il sostegno della Consulta delle Culture.
DevaTeatri è un Centro di ideazione, promozione e sviluppo delle arti performative che opera nelle provincie siciliane di Palermo, Messina e Catania, fondato da Monica Cavatoi, Rossella Valentino e Rosi Pollara.
Devateatri privilegia, in particolare,,il TEATRO in quanto luogo e momento specifico di indagine, comunicazione e crescita dell’individuo e delle comunità in cui egli vive e interagisce.
DevaTEATRI ha scelto PALERMO per proporre ULYSSES LA COMPAGNIA TEATRALE DELLA CITTA’ INTERCULTURALE perché Palermo è una città multietnica con una lunga tradizione di accoglienza e di dialogo. Palermo è storicamente un luogo di frontiera, intesa come spazio di incontro, di partecipazione e di riconoscimento delle molteplici identità culturali che vi sono presenti. Nel capoluogo siciliano la cultura europea e quella araba hanno sempre convissuto pacificamente e con l’istituzione della Consulta delle Culture, avvenuta nel 2013, Palermo ha mandato un segnale all’Italia e all’Europa, ratificando la sua straordinaria vocazione all’interculturalità e alla valorizzazione della ricca e sfaccettata composizione culturale che la caratterizza.
ULYSSES attiverà UN PERCORSO TEATRALE per la formazione della Compagnia ULYSSES e pertanto cerca donne e uomini liberi, provenienti da tutte le comunità di Palermo, che vogliono mettersi in ascolto, sfidarsi, proporsi, guardarsi; uomini e donne che vogliono costruire trame, storie, suoni e forme e, tramite la magia del teatro, rivelarli e, finalmente, condividerli.
ULYSSES si rivolge a uomini e donne di nazionalità non italiana presenti nel territorio, ma anche a tutti i palermitani; si rivolge ad anziani e donne, e anche a coloro i quali sono relegati in uno spazio di silenzio, di esclusione e incomunicabilità.
L’area metodologica di ULYSSES è quella del Teatro Sociale e di comunità e quello della performance art.
By Gaia Garofalo • News •
feb 29 2016
Tensioni al confine tra Macedonia e Grecia: “Fallimento politiche UE su migrazioni”
«Ho sempre presente il dramma dei profughi che fuggono da guerre e altre situazioni disumane. In particolare, la Grecia e gli altri Paesi che sono in prima linea stanno prestando ad essi un generoso soccorso, che necessita della collaborazione di tutte le nazioni. Una risposta corale può essere efficace e distribuire equamente i pesi».
Rileggere le parole pronunciate ieri all’Angelus da Papa Francesco alla luce degli avvenimenti di queste ultime ore al confine tra Grecia e Macedonia mostra in tutta la sua evidenza la totale inadeguatezza della politica europea in materia di asilo e immigrazione. Secondo P. Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli, in queste ore si sta rilevando la tragica incapacità dell’Unione di imporre agli stati nazionali una visione di insieme e il rispetto delle convenzioni in vigore.
Ciascuno Stato si ostina a difendere i propri confini da quello che viene dipinto in modo grottesco come un attacco all’Europa trasformando le vittime in carnefici.
Cinicamente continuiamo a chiudere frontiere, innalzare muri, programmare respingimenti e rimpatri. Come se questo potesse fermare un’umanità in cammino”.
Il Centro Astalli torna ancora una volta a sottolineare come Il popolo dei migranti che ci chiede giustizia rappresenti un’occasione per riprendere consapevolezza dei valori fondanti la nostra civiltà e l’Europa: il rispetto della dignità e dei diritti dell’uomo, la promozione della pace, la solidarietà tra i popoli.
Si attivino subito vie legali d’ingresso per chi scappa da guerre e persecuzioni, si avvii immediatamenteun’operazione di salvataggio e soccorso in mare. Si applichi per i siriani la direttiva europea per la protezione temporanea. Si agisca sui trafficanti e si spezzi il monopolio di morte che detengono impunemente nell’indifferenza generale.
By Gaia Garofalo • News •