ott 16 2016
Servizio Civile Nazionale
Si comunica che il Centro Astalli Palermo si è attivato nella richiesta di volontari al Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale (Avviso pubblico del Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Roma 6 settembre 2016).
Seguiranno aggiornamenti nella sezione “Servizio Civile Nazionale” nel menu “Progetti”.
ott 14 2016
Oltre le barriere: alla riscoperta del mare
Al via la seconda edizione del Festival Delle Letterature Migranti. In programma tanti appuntamenti.
Da ricordare:
Sabato 15 ottobre 2016 alle ore 9,30, presso il pontile LNI “Oltre le barriere” alla Cala partirà una veleggiata a cui prenderanno parte i ragazzi ospiti dello SPRAR del Centro Astalli Palermo. Tra le imbarcazioni anche Jeanneau Sun Fizz, denominata “Azimut LNI” confiscata ai trafficanti di uomini ed oggi utilizzata dalla locale sezione della LNI per le attività sociali di integrazione ed inclusione sociale.
L’evento sarà per i ragazzi ospiti dello Sprar un’occasione per riscoprire il mare nella sua bellezza, alla luce dei valori positivi dello sport, dell’integrazione e del divertimento, non più distesa immensa di acqua salata che inghiotte vite umane. La Lega Navale offrirà ai ragazzi anche la possibilità di seguire i corsi di vela presso la sede della Cala.
By Gaia Garofalo • News •
ott 3 2016
3 ottobre: Giornata nazionale in memoria dei migranti morti
Il Centro Astalli, tra i promotori dell’istituzione del 3 ottobre come giornata nazionale della memoria, lancia un appello a Istituzioni nazionali e internazionali e alla società civile: neanche più un morto nel Mediterraneo.
Celebriamo il 3 ottobre ricordandoci che i migranti non andrebbero soccorsi ma accolti. Unica vera priorità per le istituzioni nazionali ed europee sia di mettere in atto vie legali per garantire accesso alla protezione e sconfiggere così il traffico di esseri umani.
Celebriamo il 3 ottobre realizzando politiche strutturali e di lungo periodo che permettano di preparare i territori ad un’accoglienza diffusa di richiedenti asilo e rifugiati. Programmare e distribuire i migranti che arrivano sul territorio in modo da non creare tensioni sociali garantendo a tutti maggiori diritti e non alimentando odio e risentimento
Celebriamo il 3 ottobre eliminando i discorsi di odio, razzismo e xenofobia. Serve responsabilità e lucidità nel raccontare all’opinione pubblica un fenomeno complesso come quello della migrazione mondiale.
L’informazione dia spazio all’incontro e alla conoscenza reciproca evitando di alimentare lo scontro creato ad arte e di fornire informazioni deviate o strumentali
P. Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli: “Celebrare una Giornata della memoria per quanti non ce l’hanno fatta vuol dire ricordare un numero impressionante di bambini, donne e uomini annegati nel Mediterraneo.
Molte delle politiche messe in atto da quel tragico 3 ottobre in poi vanno in una direzione estremamente preoccupante e non di rado in aperta violazione dei diritti umani e delle principali convenzioni in materia di asilo.Ricordare i morti vuole dire prima di tutto rispettare la dignità e i diritti dei vivi”.
By Gaia Garofalo • News •
lug 13 2016
“Un giorno questo dolore ti sarà utile”. La storia di J.
«La morte di qualcuno è sempre un evento inspiegabile. Si cerca sempre di trovare un colpevole, una ragione per cui una persona cara è stata strappata alla sua vita, alla nostra quotidianità, per tentare di riempire quel vuoto che resta nei giorni a seguire. Ancora di più se a morire è tua figlia di nove anni. Per tanto tempo ho cercato di trovare un responsabile a quell’evento che mi sembrava così contro natura. E io stessa mi sono incolpata tante volte per averla portata in Libia, in quell’orrendo posto che è la Libia, dove l’umanità non ha più né alcun valore né alcun significato. Ma la Libia non è sempre stata la polveriera che siamo abituati a vedere adesso in quelle rare immagini che girano sul tg ogni tanto e la gente non girava armata fino ai denti e ai bambini si davano bambole e macchinine per giocare, non armi.
Ero arrivata in Libia nel 2006 quando era ancora Gheddafi a governare il paese. Ero sola con un fagotto di tre anni in braccio, stanca ma felice di averla salvata da una mutilazione genitale che l’avrebbe condannata per il resto della sua vita. Come lo era stato per mia mamma per cui la procreazione era solo un dovere, doloroso e tremendo. La nascita di mia figlia invece è stato il momento più bello della mia vita. Ero così giovane…andavo al primo anno di università quando rimasi incinta dell’uomo che amavo. Nella tribù da cui veniva mia mamma le bambine appena nate subiscono cose tremende…senza neanche sapere di essere al mondo subiscono la prima mutilazione della loro sessualità, della loro femminilità. Io ero stata risparmiata perché mio padre veniva da un’altra tribù dove non si praticavano le mutilazioni e si era, al suo tempo, fortemente opposto alle barbare tradizioni di mia madre. Ma quando nacque mia figlia mio padre era lontano chissà dove…per me era impossibile accettare tutto questo. Così, convinta di salvare la vita di mia figlia sono partita e ho lasciato il mio paese.
Mio marito mi ha raggiunta in Libia qualche mese dopo. Abbiamo preso una casa e abbiamo iniziato ad essere di nuovo una famiglia. La Libia al tempo di Gheddafi era un bel posto. Per noi stranieri c’erano molte possibilità di lavoro perché pochissimi arabi conoscevano le lingue straniere e le multinazionali petrolifere che avevano sede lì erano alla continua ricerca di personale che parlasse le lingue e gestisse le relazioni internazionali. Così ho trovato lavoro come segretaria in una di queste. Mio marito invece aveva un banco di frutta e gli affari andavano abbastanza bene. Mia figlia andava a scuola. Facevamo una vita normale come migliaia di famiglie al mondo. Fino al 2011, quando c’è stata la rivoluzione, quando è morto Gheddafi, quando è intervenuto l’Occidente a far rivalere le sue pretese sul petrolio, quando sono arrivati gli estremisti islamici, quando i libici hanno iniziato a combattere tra di loro per il controllo del paese. La vita allora è diventata impossibile. La violenza permeava tutto. Avevamo paura di incrociare anche lo sguardo di un passante. Vivevamo col fiato sospeso. Ogni giorno.
Una mattina mio marito e mia figlia erano usciti in macchina. Era un giorno di ordinaria follia, come tanti altri da un po’ di tempo a quella parte. I film ci insegnano che quando un persona cara sta per morire dentro di noi scatta una specie di sesto senso, un malessere che predice la tragedia. Spesso mi sono chiesta perché non ho sentito niente quel giorno. Ma la vita reale è molto diversa dai film e dai romanzi. Gironzolavo per casa, quando squillò il telefono. Una voce in arabo parlava così veloce che non riuscivo a capire nulla e nonostante il mio invito a parlare più piano, quella voce continuava ad andare così veloce, ogni volta urlando sempre più forte. Avevo capito solo qualche parola come ospedale, marito e figlia…doveva essere successo qualcosa, così con il telefono in mano e quell’uomo che continuava ad urlare, sono corsa dalla mia vicina di casa araba per farmi tradurre la conversazione. L’uomo al telefono mi esortava ad andare subito all’ospedale, qualcosa era successa a mio marito e a mia figlia. Parlava di un incidente con la macchina. Così sono scappata. Ho raggiunto l’ospedale. C’erano molte persone. Ho fermato chiunque per chiedere informazioni su mio marito e mia figlia. Nessuno sapeva darmi informazioni finché dopo mezzora a vagare all’interno dell’ospedale ho visto due barelle…una da un lato e una dall’altro. Mio marito e mia figlia erano lì, immobili, sotto lenzuola sporche di sangue.
La mia vita si era fermata. Avevo lasciato il lavoro. Vagavo per casa, dal letto, al divano, alla sedia. Non uscivo, non mangiavo, non dormivo. Me la prendevo con Dio e in quei giorni di dolore promisi solennemente a me stessa che non avrei più parlato con lui, che io un Dio non ce lo avevo più. Un giorno una mia amica Camerunense che lavorava in Libia come me mi disse che dovevo lasciare quel posto e mi parlò dell’opportunità di prendere una barca dalle coste libiche e arrivare in Europa. Mi disse che per me sarebbe stata una buona occasione per ricominciare da capo. Ma io non volevo ricominciare, volevo solo finire. All’inizio rifiutai. Poi mi ricordai di avere sentito delle notizie a proposito di molte persone che partivano dalla Libia per raggiungere l’Europa e che si inabissavano con quei barconi vecchi e marci. Mi si prospettò l’occasione di morire, di raggiungere la mia famiglia perché non potevo sopravvivere a quel dolore. Così andai dalla mia amica e le dissi di mettermi in contatto con i trafficanti per poter partire. Mi disse di non preoccuparmi, che avrebbe pensato a tutto lei, che anche lei voleva partire e che quindi avremmo fatto il viaggio insieme.
Ci portarono di notte in una spiaggia. C’erano tantissime persone. Eravamo insieme io e la mia amica quando un uomo arabo è arrivato e ha cominciato ad urlare qualcosa di incomprensibile. Poi ci hanno separate. Io in su un gommone lei in un altro. Era tutto nero, non si distingueva il mare dal cielo. Navigavamo e io speravo che qualcosa succedesse a quel gommone. Io non sapevo nuotare, sarei andata affondo e sarebbe finito tutto in pochi minuti. Il mio gommone arrivò sano e salvo a destinazione ma quello in cui viaggiava la mia amica era troppo carico e durante la traversata è andato affondo. Nessuno è sopravvissuto.
La vita a volte ha più fantasia di noi. Quando sono sbarcata a Palermo ho incontrato una donna che ha subito capito che qualcosa di terribile mi era accaduto. Così mi ha portato alla comunità di Padre Sergio. Lì mi hanno accolto tutti, mi hanno aiutato a rincontrare Dio, mi hanno fatto conoscere una psicologa che mi ha aiutato a superare il mio dolore. Adesso riesco a raccontare la mia storia…anzi… è la mia medicina. Partecipo al progetto Finestre con il Centro Astalli, vado nelle scuole, racconto ai ragazzi la mia esperienza che prima non riuscivo a raccontare neanche a me stessa. E ogni volta chiedo sempre ai ragazzi: «chi è secondo voi il responsabile?». Sono state le barbare usanze del mio paese? Sono stata io che ho voluto trasferirmi in Libia? Sono stati i libici? È stato l’occidente con le sue guerre ipocrite? Nessuno sa mai rispondere e nemmeno io. E raccontando la mia storia, rivivendo ogni volta quei momenti mi sono convinta anche io che forse non posso dare la colpa a nessuno perché forse un po’ tutti sono colpevoli»
By Gaia Garofalo • Storie migranti •
lug 7 2016
E…state con noi: tempo d’estate e laboratorio di pittura per i bambini del Centro Astalli
Dopo la chiusura del doposcuola, alla fine dell’anno scolastico, continuano le attività pensate per i bambini che frequentano il Centro Astalli. Una serie di attività volte non solo al divertimento dei bambini, ma anche allo sviluppo di specifiche capacità come quelle creative, manuali e fisiche, attraverso pittura, giochi e sport.
L’iniziativa del tempo d’estate per i bambini nasce da una manifestata volontà da parte dei volontari di portare avanti delle attività che impegnassero i ragazzi anche nel periodo estivo. Sono state pensate attività di svago, interne ed esterne, per regalare ai bambini momenti di puro divertimento ma anche orientate allo sviluppo delle loro abilità latenti. Altre attività, invece, sono volte nello specifico ad una riflessione sulle proprie origini, sulla propria diversità e su quella degli altri e, attraverso la condivisione, prendere coscienza di quanto la stessa diversità e la loro doppia appartenenza, al contesto di origine e a quello in cui sono nati e cresciuti, non sia un ostacolo quanto un’ulteriore elemento di ricchezza. L’idea di questo tipo di attività è scaturita grazie agli spunti di riflessione offerti dai bambini stessi durante il lavoro svolto con loro nel corso dell’anno scolastico. Le attività si svolgono due volte a settimana nelle giornate di lunedì e mercoledì, alternando attività esterne e attività interne. Alle attività interne è dedicato lo sviluppo delle capacità creative e manuali e la riflessione sulle proprie origini e la propria identità. Alle attività esterne è dedicato lo sviluppo delle capacità motorie e la scoperta dei luoghi della città.
Nelle giornate di martedì e giovedì, invece, i bambini seguono un laboratorio di pittura, in cui imparano le principali nozioni delle tecniche pittoriche: colori primari, secondari e terziari, gamma cromatica, colori caldi/colori freddi, composizione dinamica/statica, monocromia, bicromia, colori complementari. L’obiettivo del laboratorio è di sviluppare la creatività e mettere insieme varie culture, premettendo ai bambini di indagare sulle proprie origini e condividere con gli altri pezzi della cultura della propria famiglia. Il laboratorio è tenuto da una volontaria del Centro Astalli, laureata all’università d’arte.
Le attività estive del Centro Astalli offrono ai bambini uno spazio per divertirsi e dove svolgere attività, in un quartiere della città che poco offre ai bambini in termini di svago e spazi protetti dove poter giocare, incontrarsi ed esprimersi liberamente.
By Gaia Garofalo • News •
ott 18 2016
Ballarò Buskers -Festival Internazionale degli artisti di strada
Il Ballarò Buskers è il festival internazionale dedicato alle arti di strada di Palermo
Per tre giorni cambierà il volto del quartiere conosciuto in tutto il mondo per il suo mercato all’aperto in stile arabo. Strade, piazze, monumenti e spazi di Ballarò saranno invasi dagli artisti che tra ‘abbanniate’ e coppi di frutta fresca animeranno il mercato, emozionando grandi e piccoli. Ballarò diventerà un piccolo carillon dal quale appariranno saltimbanchi, bande musicali, giocolieri, acrobati, attori.
Un modo diverso e nuovo di vivere il mercato storico, una prima edizione carica di entusiasmo e voglia di meravigliare che coinvolgerà artisti internazionali, abitanti del quartiere Albergheria, la città di Palermo.
Un’iniziativa di SOS Ballarò, con il patrocinio del Comune di Palermo e la collaborazione di diverse realtà che operano nel quartiere, con lo scopo di rivalutare e restituire ai suoi abitanti uno dei quartieri più antichi di Palermo, che nei giorni del BB Festival sarà allestito in modo innovativo e suggestivo per ospitare gli spettatori e gli artisti locali e internazionali che hanno risposto all’appello: invadiamo con l’arte Ballarò.
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— L’idea
L’Albergheria è uno dei quattro mandamenti storici di Palermo, il cui nucleo storico e folkloristico è il mercato storico di Ballarò. Un luogo simbolo di accoglienza e integrazione: sono infatti circa sedici i Paesi di provenienza degli abitanti del quartiere.
Un meltin’pot di culture, colori, cibi e profumi che convivono pacificamente; un luogo affascinante che non lascia indifferenti turisti e cittadini.
Negli ultimi anni sono tante le associazioni, i movimenti, le cooperative e i circoli che hanno deciso di aprire la propria sede nel quartiere, trasformandolo in un laboratorio di integrazione e innovazione. Così, il rione è diventato sede di nuove reti e commistioni, di un cambiamento culturale moderno in una cornice millenaria.
Proprio da questa rete nasce l’idea di un festival di artisti di strada che accenda i riflettori su uno dei luoghi simbolo della città.
Il mercato di Ballarò ha subito svariati cambiamenti nel corso degli anni, dalla sua nascita fino ai giorni nostri, basta guardare le foto storiche per capire che si tratta di un mercato in continua evoluzione. La città, viceversa, è a un punto di svolta: da un anno l’Unesco ha riconosciuto il percorso Arabo-Normanno come patrimonio dell’Umanità, coinvolgendo al suo interno molti dei monumenti simbolo del capoluogo siciliano, di cui proprio Ballarò rappresenta una importante posizione.
Questo prestigioso riconoscimento per la città ha aumentato il flusso turistico ma, a causa dei molteplici cambiamenti che ne sono derivati, se da una parte il mercato si è popolato di nuovi visitatori, dall’altro ha perso i suoi clienti abituali. Per queste ragioni oggi Ballarò vive un momento di crisi.
La rete di associazioni e movimenti che si è costituita ha lo scopo di rilanciarlo con diverse azioni e il Balllarò Buskers Festival si incastra perfettamente in questo percorso.
Per ulteriori informazioni visitate il sito del Festival www.ballarobuskers.it
By Gaia Garofalo • Eventi •