“La politica straordinaria messa in atto nelle ultime settimane dall’UE tocca marginalmente le questioni che ci preoccupano maggiormente riguardo l’accesso alla protezione e all’accoglienza dei rifugiatiche giungono in Italia”. P. Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli, commenta così i più recenti sviluppi in materia di migrazione UE con particolare riferimento ai primi ricollocamenti dall’Italia.
In particolare il Centro Astalli evidenza alcune specifiche criticità:
- Come già espresso precedentemente siamo contrari ad un ricollocamento che riguardi solo poche migliaia di richiedenti asilo provenienti da Eritrea, Siria, Iraq e Repubblica Centrafricana. Sono moltissime le aree di crisi in questo momento nel mondo che costringono ogni giorno alla fuga milioni di persone. Ribadiamo che in base al diritto internazionale tutti hanno diritto a vedersi garantiti l’accesso al diritto d’asilo e agli standard minimi di accoglienza, indipendentemente dal Paese di origine.
Non tenerne conto rischierebbe di creare rifugiati di serie A e rifugiati di serie B.
- Statistiche ufficiali dimostrano ampiamente che le istituzioni nazionali e con esse gli enti di tutela operanti in Italia nel corso degli ultimi anni si fanno carico prevalentemente di richiedenti asilo e rifugiati provenienti dall’Africa subsahariana e dall’Afghanistan, aree di crisi che non rientrano nelle quote di ricollocamento previste dall’UE.
Temiamo, pertanto, che concentrare sforzi e risorse sul ricollocamento secondo le attuali quote e nazionalità si traduca in un aggravio per il sistema ordinario, sia per tempi e accessibilità della procedura, sia per il sistema di accoglienza, che dovrebbe rispondere a un numero di persone pressoché raddoppiato.
“In sintesi il ricollocamento così concepito ci pare un misura tampone in un mare di problemi strutturali. Chiediamo pertanto un’assunzione maggiore di responsabilità da parte dell’UE riguardo alla creazione di canali umanitari sicuri, una redistribuzione equa di coloro che chiedono asilo in Europa e il definitivo superamento del Regolamento Dublino“, conclude Ripamonti.
ott 12 2015
Alla luce dei primi ricollocamenti, le perplessità del Centro Astalli
“La politica straordinaria messa in atto nelle ultime settimane dall’UE tocca marginalmente le questioni che ci preoccupano maggiormente riguardo l’accesso alla protezione e all’accoglienza dei rifugiatiche giungono in Italia”. P. Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli, commenta così i più recenti sviluppi in materia di migrazione UE con particolare riferimento ai primi ricollocamenti dall’Italia.
In particolare il Centro Astalli evidenza alcune specifiche criticità:
- Come già espresso precedentemente siamo contrari ad un ricollocamento che riguardi solo poche migliaia di richiedenti asilo provenienti da Eritrea, Siria, Iraq e Repubblica Centrafricana. Sono moltissime le aree di crisi in questo momento nel mondo che costringono ogni giorno alla fuga milioni di persone. Ribadiamo che in base al diritto internazionale tutti hanno diritto a vedersi garantiti l’accesso al diritto d’asilo e agli standard minimi di accoglienza, indipendentemente dal Paese di origine.
Non tenerne conto rischierebbe di creare rifugiati di serie A e rifugiati di serie B.
- Statistiche ufficiali dimostrano ampiamente che le istituzioni nazionali e con esse gli enti di tutela operanti in Italia nel corso degli ultimi anni si fanno carico prevalentemente di richiedenti asilo e rifugiati provenienti dall’Africa subsahariana e dall’Afghanistan, aree di crisi che non rientrano nelle quote di ricollocamento previste dall’UE.
Temiamo, pertanto, che concentrare sforzi e risorse sul ricollocamento secondo le attuali quote e nazionalità si traduca in un aggravio per il sistema ordinario, sia per tempi e accessibilità della procedura, sia per il sistema di accoglienza, che dovrebbe rispondere a un numero di persone pressoché raddoppiato.
“In sintesi il ricollocamento così concepito ci pare un misura tampone in un mare di problemi strutturali. Chiediamo pertanto un’assunzione maggiore di responsabilità da parte dell’UE riguardo alla creazione di canali umanitari sicuri, una redistribuzione equa di coloro che chiedono asilo in Europa e il definitivo superamento del Regolamento Dublino“, conclude Ripamonti.