È stato presentato alla Sala Gialla di Palazzo dei Normanni il terzo rapporto “Migrazioni in Sicilia 2015”, pubblicato dall’Osservatorio Migrazioni dell’Istituto Arrupe. La terza edizione del rapporto è stata il frutto del lavoro di un gruppo di ricercatori appartenenti ognuno a settori scientifici differenti. Questo ha permesso di affrontare il fenomeno migratorio nelle sua complessità, attraverso un approccio multidisciplinare. Alla conferenza ha anche partecipato il sociologo Maurizio Ambrosini, docente all’Università di Milano che ha dato un forte contributo alla realizzazione del rapporto. La terza edizione nasce in un periodo storico senza precedenti in cui sul tema delle migrazioni si accendono i fari ma non le politiche, in cui l’Europa incoraggia il movimento di merci e capitali, mentre costruisce muri contro le persone, diventando sempre più Europa dei mercati e sempre meno Europa dei popoli. Le migrazioni hanno smesso allora di essere un fenomeno e sono diventate realtà. In questo contesto la terza edizione del rapporto sulle migrazioni in Sicilia fornisce uno strumento scientifico sulla cui base occorre implementare interventi concreti per l’accoglienza, l’accompagnamento e l’integrazione di chi lascia il proprio Paese e si ritrova a ricostruire la sua vita nel nostro. Come ha ricordato lo stesso Ambrosini durante la conferenza, l’Italia sta facendo bene per quanto riguarda i salvataggi in mare ma deve ancora crescere su ciò che riguarda accoglienza e disponibilità del territorio.
Il rapporto 2015 è organizzato in diverse sezioni tematiche. Rispetto alle edizioni precedenti sono stati inseriti dei nuovi box che forniscono degli approfondimenti su alcuni temi, in particolare integrazione e sanità.
Popolazione e famiglia
Secondo i dati forniti dall’ISTAT, al 1 Gennaio 2015, il numero degli stranieri residenti in Sicilia ammonta a 174.116 unità. Nonostante i media quasi ci restituiscano l’immagine di un’invasione, rispetto al 2014 l’incremento è piuttosto esiguo, al di sotto delle 12mila unità. Nella classifica delle regioni italiane per numero di residenti stranieri, la Sicilia si colloca all’ottavo posto con un’incidenza del 3,4% sul totale della popolazione. La composizione per genere è a favore delle donne per i flussi provenienti da Romania, Polonia e Russia, mentre il rapporto fra sessi è favorevole per gli uomini soprattutto tra tunisini, bengalesi e marocchini. Per ciò che concerne l’età, c’è una maggiore concentrazione della popolazione straniera nelle fasce d’età centrali ovvero quelle comprese tra i 24 e i 47 anni, che corrisponde alla popolazione attiva e conferma la struttura demografica giovane della popolazione straniera in Sicilia.
Le 20 nazionalità più presenti costituiscono l’88,8% del totale degli stranieri. I dati sulle nazionalità al 1 gennaio 2015 evidenziano come quella rumena sia la nazionalità più numerosa (50.772 residenti), seguita da quella tunisina (18.085 residenti), marocchina (14.566), cingalese (13.541) e albanese (7.999).
Al primo gennaio 2015 in Sicilia risultano rilasciati oltre 108mila permessi di soggiorno, un valore in crescita (+8,9%) rispetto all’anno precedente.
Migranti e lavoro
Il rapporto affronta il tema dei migranti e del lavoro distinguendo tra lavoro subordinato e lavoro autonomo. Per ciò che concerne il lavoro subordinato in Sicilia le principali aree di occupazione della popolazione straniera sono: cura domestica e della persona, agricoltura, privato. Dal rapporto sul lavoro subordinato emerge un dato interessante: le posizioni INPS per gli stranieri nel settore della cura della persona registrano un calo mentre sono aumentate quelle degli italiani nello stesso settore. Dai dati emerge che anche la Sicilia come regione tenda a prediligere i lavoratori italiani piuttosto che quelli stranieri in tutti i settori lavorativi tranne che in quello agricolo.
Per ciò che concerne il lavoro autonomo, nel 2014 le imprese gestite dai migranti attive in Sicilia ruotano intorno alle 26.545 unità (il 5,8% delle imprese in Sicilia). Tra le province siciliane in cui si registra un maggiore dinamismo imprenditoriale da parte della popolazione straniera, troviamo in testa quella di Palermo con una quota di 7.708 unità, ovvero il 29% sul totale complessivo delle aziende a gestione non autoctona presenti nell’Isola. A trainare la crescita delle attività imprenditoriali dei migranti è il settore dei servizi, che copre l’80,7% delle quota complessiva delle ditte individuali. Seguono poi il settore industriale e quello dell’agricoltura, che registrano appena il 7,5% delle presenze aziendali. Inoltre, dallo studio sul lavoro autonomo dei migranti emergono due dati interessanti: in primo luogo abbiamo il numero delle imprese gestite da donne straniere che rappresentano il 27,2% sul totale delle iniziative imprenditoriali a gestione immigrata presenti in Sicilia, un dato significativamente al di sopra della media nazionale. Il secondo dato significativo riguarda il saldo tra le iscrizioni e le cessazioni di attività imprenditoriali. Secondo le informazioni a disposizione, anche nell’ultimo triennio segnato dalla crisi economica, il numero delle aziende guidate da cittadini stranieri ha fatto registrare in Sicilia una variazione del 16,2% documentando nel 2014 un aumento del 6% rispetto al 2013, a dispetto di uno scarto negativo dell’1,3% evidenziato per le attività imprenditoriali autoctone.
Rimesse
Gli ultimi dati sulle rimesse forniti dalla Banca Centrale nel corso del 2014 hanno registrato una diminuzione nei flussi di denaro che i migranti mandano nel paese di origine. Dopo un periodo d’oro nel 2012, in cui si arrivò a 330milioni di euro inviati dalla Sicilia, i valori sono andati drasticamente diminuendo (-70 milioni nel 2013 e oltre – 40 milioni del 2014) fino ad arrivare ai 218,6 milioni nel 2014. Questa anomala diminuzione, registrata non solo in Sicilia ma anche a livello nazionale, è stata talvolta attribuita agli effetti della crisi economica e del mercato del lavoro. Altri studi invece rinviano l’anomalia alla correzione della sovrastima del valore delle rimesse verso la Cina. Sembra infatti che fino al 2012 l’ammontare delle rimesse verso la Repubblica Popolare Cinese includesse nei suoi valori anche flussi di natura commerciale, non appartenenti a quelli delle rimesse propriamente dette. Se infatti si ricostruisce il trend relativo alle quantità di denaro che gli stranieri residenti in Sicilia inviano alle proprie famiglie di origine, al netto della componente verso la Cina, si evidenzia un andamento che – salvo piccole oscillazioni – si mantiene comunque costante.
In teoria il processo di integrazione dovrebbe scoraggiare l’invio di rimesse. Le rimesse infatti sono forti quando è forte il legame con il paese di origine, così come è forte la motivazione a inviare soldi quando i familiari sono ancora in patria. Quando lo straniero si integra nel territorio su di esso comincia investire, spesso richiama la famiglia a raggiungerlo e la motivazione a inviare rimesse diventa sempre più debole. La tendenza dunque è quella di una popolazione straniera che si integra sempre più e invia sempre meno rimesse.
Minori
Al 1 gennaio 2015 il numero dei minori presenti in Sicilia ammonta a 34.163, 0,8% in meno rispetto all’anno precedente. La provincia che accoglie più minori stranieri è Ragusa (dei 23.978 residenti stranieri, il 22,5% ha un’età compresa tra i 0 e i 17 anni), seguita da Agrigento (20,04%). Per le restanti province, l’incidenza dei minori sul totale della popolazione provinciale oscilla tra il 19,5% e il 17,4%.
Gli studenti stranieri iscritti nelle scuole italiane per l’anno 2013/2014 sono stati in totale 815.808. Di questi 24.132 sono presenti nelle scuole siciliane.
Le principali aree di provenienza degli studenti stranieri in Sicilia appartengono al continente europeo (52,4%); seguono poi quelli provenienti da Africa e Asia (26,1%) e America (16,4%). Nel territorio regionale gli studenti più numerosi provengono da Romania (31,3%), Tunisia (9,3%) e Marocco (9,1%)
È possibile scaricare qui l’intero rapporto in formato digitale
mar 30 2016
Presentato il Terzo Rapporto «Migrazioni in Sicilia 2015»
È stato presentato alla Sala Gialla di Palazzo dei Normanni il terzo rapporto “Migrazioni in Sicilia 2015”, pubblicato dall’Osservatorio Migrazioni dell’Istituto Arrupe. La terza edizione del rapporto è stata il frutto del lavoro di un gruppo di ricercatori appartenenti ognuno a settori scientifici differenti. Questo ha permesso di affrontare il fenomeno migratorio nelle sua complessità, attraverso un approccio multidisciplinare. Alla conferenza ha anche partecipato il sociologo Maurizio Ambrosini, docente all’Università di Milano che ha dato un forte contributo alla realizzazione del rapporto. La terza edizione nasce in un periodo storico senza precedenti in cui sul tema delle migrazioni si accendono i fari ma non le politiche, in cui l’Europa incoraggia il movimento di merci e capitali, mentre costruisce muri contro le persone, diventando sempre più Europa dei mercati e sempre meno Europa dei popoli. Le migrazioni hanno smesso allora di essere un fenomeno e sono diventate realtà. In questo contesto la terza edizione del rapporto sulle migrazioni in Sicilia fornisce uno strumento scientifico sulla cui base occorre implementare interventi concreti per l’accoglienza, l’accompagnamento e l’integrazione di chi lascia il proprio Paese e si ritrova a ricostruire la sua vita nel nostro. Come ha ricordato lo stesso Ambrosini durante la conferenza, l’Italia sta facendo bene per quanto riguarda i salvataggi in mare ma deve ancora crescere su ciò che riguarda accoglienza e disponibilità del territorio.
Il rapporto 2015 è organizzato in diverse sezioni tematiche. Rispetto alle edizioni precedenti sono stati inseriti dei nuovi box che forniscono degli approfondimenti su alcuni temi, in particolare integrazione e sanità.
Popolazione e famiglia
Secondo i dati forniti dall’ISTAT, al 1 Gennaio 2015, il numero degli stranieri residenti in Sicilia ammonta a 174.116 unità. Nonostante i media quasi ci restituiscano l’immagine di un’invasione, rispetto al 2014 l’incremento è piuttosto esiguo, al di sotto delle 12mila unità. Nella classifica delle regioni italiane per numero di residenti stranieri, la Sicilia si colloca all’ottavo posto con un’incidenza del 3,4% sul totale della popolazione. La composizione per genere è a favore delle donne per i flussi provenienti da Romania, Polonia e Russia, mentre il rapporto fra sessi è favorevole per gli uomini soprattutto tra tunisini, bengalesi e marocchini. Per ciò che concerne l’età, c’è una maggiore concentrazione della popolazione straniera nelle fasce d’età centrali ovvero quelle comprese tra i 24 e i 47 anni, che corrisponde alla popolazione attiva e conferma la struttura demografica giovane della popolazione straniera in Sicilia.
Le 20 nazionalità più presenti costituiscono l’88,8% del totale degli stranieri. I dati sulle nazionalità al 1 gennaio 2015 evidenziano come quella rumena sia la nazionalità più numerosa (50.772 residenti), seguita da quella tunisina (18.085 residenti), marocchina (14.566), cingalese (13.541) e albanese (7.999).
Al primo gennaio 2015 in Sicilia risultano rilasciati oltre 108mila permessi di soggiorno, un valore in crescita (+8,9%) rispetto all’anno precedente.
Migranti e lavoro
Il rapporto affronta il tema dei migranti e del lavoro distinguendo tra lavoro subordinato e lavoro autonomo. Per ciò che concerne il lavoro subordinato in Sicilia le principali aree di occupazione della popolazione straniera sono: cura domestica e della persona, agricoltura, privato. Dal rapporto sul lavoro subordinato emerge un dato interessante: le posizioni INPS per gli stranieri nel settore della cura della persona registrano un calo mentre sono aumentate quelle degli italiani nello stesso settore. Dai dati emerge che anche la Sicilia come regione tenda a prediligere i lavoratori italiani piuttosto che quelli stranieri in tutti i settori lavorativi tranne che in quello agricolo.
Per ciò che concerne il lavoro autonomo, nel 2014 le imprese gestite dai migranti attive in Sicilia ruotano intorno alle 26.545 unità (il 5,8% delle imprese in Sicilia). Tra le province siciliane in cui si registra un maggiore dinamismo imprenditoriale da parte della popolazione straniera, troviamo in testa quella di Palermo con una quota di 7.708 unità, ovvero il 29% sul totale complessivo delle aziende a gestione non autoctona presenti nell’Isola. A trainare la crescita delle attività imprenditoriali dei migranti è il settore dei servizi, che copre l’80,7% delle quota complessiva delle ditte individuali. Seguono poi il settore industriale e quello dell’agricoltura, che registrano appena il 7,5% delle presenze aziendali. Inoltre, dallo studio sul lavoro autonomo dei migranti emergono due dati interessanti: in primo luogo abbiamo il numero delle imprese gestite da donne straniere che rappresentano il 27,2% sul totale delle iniziative imprenditoriali a gestione immigrata presenti in Sicilia, un dato significativamente al di sopra della media nazionale. Il secondo dato significativo riguarda il saldo tra le iscrizioni e le cessazioni di attività imprenditoriali. Secondo le informazioni a disposizione, anche nell’ultimo triennio segnato dalla crisi economica, il numero delle aziende guidate da cittadini stranieri ha fatto registrare in Sicilia una variazione del 16,2% documentando nel 2014 un aumento del 6% rispetto al 2013, a dispetto di uno scarto negativo dell’1,3% evidenziato per le attività imprenditoriali autoctone.
Rimesse
Gli ultimi dati sulle rimesse forniti dalla Banca Centrale nel corso del 2014 hanno registrato una diminuzione nei flussi di denaro che i migranti mandano nel paese di origine. Dopo un periodo d’oro nel 2012, in cui si arrivò a 330milioni di euro inviati dalla Sicilia, i valori sono andati drasticamente diminuendo (-70 milioni nel 2013 e oltre – 40 milioni del 2014) fino ad arrivare ai 218,6 milioni nel 2014. Questa anomala diminuzione, registrata non solo in Sicilia ma anche a livello nazionale, è stata talvolta attribuita agli effetti della crisi economica e del mercato del lavoro. Altri studi invece rinviano l’anomalia alla correzione della sovrastima del valore delle rimesse verso la Cina. Sembra infatti che fino al 2012 l’ammontare delle rimesse verso la Repubblica Popolare Cinese includesse nei suoi valori anche flussi di natura commerciale, non appartenenti a quelli delle rimesse propriamente dette. Se infatti si ricostruisce il trend relativo alle quantità di denaro che gli stranieri residenti in Sicilia inviano alle proprie famiglie di origine, al netto della componente verso la Cina, si evidenzia un andamento che – salvo piccole oscillazioni – si mantiene comunque costante.
In teoria il processo di integrazione dovrebbe scoraggiare l’invio di rimesse. Le rimesse infatti sono forti quando è forte il legame con il paese di origine, così come è forte la motivazione a inviare soldi quando i familiari sono ancora in patria. Quando lo straniero si integra nel territorio su di esso comincia investire, spesso richiama la famiglia a raggiungerlo e la motivazione a inviare rimesse diventa sempre più debole. La tendenza dunque è quella di una popolazione straniera che si integra sempre più e invia sempre meno rimesse.
Minori
Al 1 gennaio 2015 il numero dei minori presenti in Sicilia ammonta a 34.163, 0,8% in meno rispetto all’anno precedente. La provincia che accoglie più minori stranieri è Ragusa (dei 23.978 residenti stranieri, il 22,5% ha un’età compresa tra i 0 e i 17 anni), seguita da Agrigento (20,04%). Per le restanti province, l’incidenza dei minori sul totale della popolazione provinciale oscilla tra il 19,5% e il 17,4%.
Gli studenti stranieri iscritti nelle scuole italiane per l’anno 2013/2014 sono stati in totale 815.808. Di questi 24.132 sono presenti nelle scuole siciliane.
Le principali aree di provenienza degli studenti stranieri in Sicilia appartengono al continente europeo (52,4%); seguono poi quelli provenienti da Africa e Asia (26,1%) e America (16,4%). Nel territorio regionale gli studenti più numerosi provengono da Romania (31,3%), Tunisia (9,3%) e Marocco (9,1%)
È possibile scaricare qui l’intero rapporto in formato digitale